Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale piche poteva procurare materie prime sufficienti a far lavorare in pieno tut– te le fabbriche italiane per dieci anni. Era impossibile definire quale fosse la opinione pubblica. Quello che importava era quello che ·pensava Musso– lini. La propaganda del Duce si adattava cos1 ad ogni variante e ad ogni fase della vita italiana che qualunque reazione egli chiedesse, era pronta. Ciò che gl'italiani pensavano oggi, Mussolini l'aveva pensato ieri. Sarebbe stato necessario gettare un po' di luce in questo groviglio di confusione intellettuale. Bisognava spezzare· il monopolio che il Duce eser– citava su tutte le fonti di informazioni in Italia. Il Duce si preoccupava tanto della possibile perdita di questo monopolio che nel dicembre 1935 impose una nuova sanzione contro i paesi sanzionisti; proihl l'entrata in Italia di tutti i giornali britannici eccettuati quattro: il Morning Post, suo portavoce, il Daily Express di Lord Beaverbrook, il Daily Mail di Lord Rothemere e l'Observer di Garvin. Tutti i giornali francesi di sinistra fu– rono proibiti. Ventun giornali pubblicati in Svizzera furono banditi se– condo un comunicato ufficiale (febbraio 1936) della Società Svizzera degli Editori di giornali, ma la lista non era completa. Non comprendeva, per esempio, l'organo socialista Libera stampa di Lugano. Anche al New York . Times fu negato l'ingresso perché i suoi editoriali non coincidevano con . le opinioni del corrispondente da Roma. (Bisogna aggiungere, a loro ono– re, che il bando contro il New York Times e il Times di Londra fu pre– sto tolto.) La Società delle Nazioni aveva mezzi particolari per le trasmissioni radiofoniche. Tutti i Governi membri della Società avevano stazioni radio– trasmittenti. C'erano 500.000 ricevitori in Italia. La Società e i suoi membri avrebbero potuto servirsi della radio per dare notizie esatte al popolo ita– liano. La ricerca febbrile di giornali esteri in Italia 9 era un chiaro indizio che ci sarebbe stato un vasto uditorio: un uditorio appassionato che era impossibile mettere in prigione. Quale sanzione contro la dittatura! Carlo Rosselli, un rifugiato antifascista che nel 1937 doveva pagare con la vita le sue attività, andò da Parigi a Londra per richiamare l'atten– zione su questa sanzione "morale." Nessuno lo ascoltò. La Russia Sovietica, che trasmetteva per radio la propaganda comunista ventiquattr'ore al gior– no in tutte le lingue, non fece mai alcuna trasmissione in italiano sulla questione etiopica. Il popolo italiano fu trattato non come un insieme di esseri umani da persuadere e convertire, ma come un gregge di stupidi ani– mali che si prevedeva stessero silenziosamente in disparte finché la partita che si stava giocando in Africa Orientale tra Mussolini e i cos1 detti paesi sanzionisti arrivasse alla fine. Una sanzione sola avrebbe forse costretto Mussolini a cedere: soppri– mere il suo nome e le sue fotografie nella stampa mondiale; ritiro dall'Italia 9 Secondo il Times di Londra (19-XII) prima che fosse imposta all'Italia la sanzione di Mussolini contro la stampa estera, 18 tonnellate di giornali - rappresentanti circa 400.000 copie - passavano ogni giorno attraverso la stazione di Modane. E questo attraverso un solo transito! 512 Biblo a Gino Bianco

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