Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Le sanzioni "relativamente miti" e là qualche vaga speranza che Mussolini, spaventato dalla minaccia di san– zioni, anche solo di natura economica, si arrestasse sul sentiero che poteva condurlo all'umiliazione. Parlando "quale provato amico dell'Italia" Win– ston Churchill (26 settembre) espresse la sua sorpresa che "un cosf grande uomo, un cosf saggio governante come il sig. Mussolini" pensasse di porre la sua valorosa nazione in una cosf spiacevole posizione militare e finan– ziaria. Gettare un esercito di qua.si 250.000 uomini, il fiore della gioventu italiana, su una sterile spiaggia, a 2000 miglia dalla madrepatria, contro la volontà di tutto il mondo e senza il dominio del mare, e dopo essersi messo in questa posizione imbarcarsi in quella che potrebbe benissimo essere una serie di campagne contro un popolo ed in regioni che nessun conquistatore in 4000 anni ha mai ritenuto valesse la pena di sog– giogare - far questo è dare alla fortuna ostaggi quali non si sono mai visti in tutta la storia. Queste condizioni di lunghe difficoltà, vulnerabilità, pericoli continui non dure– ranno per poche brevi settimane. Salvo che l'Italia accetti i buoni uffici della Società delle Nazioni, e si rimetta alle sue decisioni, quelle condizioni possono continuare anche per anni. Mussolini non avrebbe giocé!to la partita. Egli entrò in guerra - una guerra che ognuno si attendeva lunga ed estenuante. Ciò voleva dire che non sarebbe stato molto utile come alleato attivo. La prossima migliore prospettiva era che in un conflitto con Hitler sarebbe rimasto neutrale. Quanto piu debole fosse uscito dalla guerra etiopica tanto meno sarebbe stato capace di chiederla come compenso della sua neutralità. L'azione lenta delle sanzioni avrebbe servito ad indebolirlo. Quando gli etiopici, il terreno, il clima, e le sanzioni finanziarie avessero fatto la loro opera sarebbe entrata la "Società delle Nazioni" e fatta la pace. E Mussolini per il timore di perdere il potere sarebbe stato grato per qual– siasi àncora di salvataggio che gli fosse gettata. Churchill fece osservare che "poteva venire il giorno in cui l'Italia sarebbe stata grata a vecchi amici quali la Gran Bretagna per averla aiuta– ta a tenersi lontana· da quella che poteva essere una trappola mortale." Allora Londra ·e Parigi potevano regolare i conti con Hitler senza pagare nulla a Mussolini. Cosf, il progetto abbozzato nel luglio precedente (v. sopra p. 407, 408) - una "guerra corta" e un compromesso che Mussolini accetterebbe dopo aver ottenuto qualche successo militare - diventò decisamente il progetto fran– co-britannico fin dal 1O settembre. "Baldwin aveva dichiarato in primo luogo che le sanzioni significava– no guerra; in secondo luogo intendeva che non vi fosse guerra; e in terzo luogo si decise per le sanzioni. Era evidentemente impossibile conciliare queste tre condizioni," cosf scrive Churchill. 6 Ma non era impossibile se l'accordo del 10 settembre esclude sotto il nome di "sanzioni militari" proprio quelle due san– zioni. Viene il sospetto che Paul-Boncour non solo conoscesse ma anche approvasse l'accordo del 10 settembre, e perciò non osa condannarlo e preferisce non saperne niente, sebbene Lava! lo avesse pubblicato nel discorso del 28 dicembre 1935. 6 The Gathering Storm, p. 175 {traduz. ital. p. 202). In Wilson, Diplomat between wars, pp. 330-1, si legge: "Era chiaro che la macchina delle sanzioni doveva essere applicata senza pietà, o lasciata stare. Certamente, bisognava affrontare dei rischi, non solo quello delle perdi– te commerciali, ma anche quello di vere e proprie ostilità con l'Italia... Piu volte mi sentii dire che le sanzioni dovevano essere tali da non spingere l'Italia alla disperazione, e non arrivare 509 BiblotecaGino Bianco

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