Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Giocando a rimpiattino con l'America ché si elevava su fondamenti morali piuttosto che legali. Noi dovevamo invocare lo stesso principio negli anni seguenti in altre parti del mondo, 117 con quegli splendidi risultati che tutti avrebbero ammirato negli anni se– guenti. Gli spiriti bellicosi di Roosevelt si quetarono, quando si avvide definitivamente che "il cavallo era fuori dalla stalla" (Il ottobre; HuLL, I, p. 433). La lista americana delle armi e munizioni fu un dono del cielo per il Comitato di coordinazione a Ginevra. Esso adottò senz'altro la lista, aggiungendovi solamente la polvere da sparo e gli esplosivi (di cui l'Italia produceva quanto le occorreva), e tirò innanzi, dimenticando il petrolio. E siccome il paravento degli Stati Uniti era troppo comodo per non essere utilizzato, il Comitato comunicò la sua lista al Governo degli Stati Uniti, di– chiarando che il Comitato avrebbe "dato il benvenuto ad ogni iniziativa che gli fosse notificata" (21 ottobre). "Dopo di voi, Signore." Washington non fu affatto contento di quest'invito. Avrebbe prefe– rito esser lasciato del tutto in disparte. Ma poiché una risposta si doveva pur mandare, il Dipartimento di Stato "si affaticò" a mettere insieme una nota molto involuta "che non diceva niente che non fosse stato detto pri– ma" (FE1s, p. 239). "Il Governo e il popolo degli Stati Uniti avevano un profondo interesse nel prevenire la guerra, e quindi nel far rispettare la santità dei trattati, e nel favorire la pace in ogni parte del mondo," non intendevano "essere trascinati in guerra" o "contribuire ad un prolunga– mento delle ostilità"; "consideravano con simpatico interesse gli sforzi indi– viduali o collettivi di altre nazioni per mantenere la pace o localizzare e abbreviare la durata della guerra" (26 ottobre). Questa tecnica del vuoto pneumatico giunse al colmo quando il Presidente Roosevelt espresse la sua convinzione che il popolo americano non voleva "che si prolungassero le lotte sui campi di battaglia" per "accrescere" eccezionalmente i profitti di un numero relativamente piccolo di cittadini americani in conseguenza del commercio "molto" esteso di materiali da guerra. Di conseguenza il Governo americano era "tenuto informato di tutti i carichi esportati verso entrambi ( !) i belligeranti" (30 ottobre). Sperava in un'astensione· volonta– ria. Il Segretario Hull, richiesto se il Governo intendesse scoraggiare "ogni" commercio con l'Italia o "soltanto il commercio eccedente quello normale" si astenne dal rispondere (FE1s, p. 241). Le parole di Roosevelt non significavano niente. In una lettera al New York Times, Stimson osservò che l'Amministrazione non aveva detto una sola parola sulla differenza morale fra un aggressore e le sue vittime, sul problema della sicurezza collettiva e della anarchia internazionale. Il Presidente doveva fare un appello su basi morali e politiche, per imporre una generale astensione volontaria dal commercio con ·l'Italia. L'opinione pubblica in America non era indifferente ai richiami del senso morale. "La 7 Memoirs, I, p. 430. 501 Biblotèca Gino Bianco

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