Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Il principio della fine La vera questione è se la Società delle Nazioni possa o no rivelarsi struro"ento effi– cace in questa controversia, e se i suoi membri siano disposti a rispettare ed eseguire il Patto ... L'attuale controversia è la pietra di paragone: 12 La Commissione dei Sei scoprf, e informò il Consiglio, che il Governo italiano "era ricorso alla guerra," contravvenendo all'art. 12 del Patto del– la Società delle Nazioni (7 ottobre). Questa volta Aloisi assisté alla seduta del Consiglio, dimenticando di avere fino allora negato alla Società il diritto di mettere le mani in que– sta faccenda, e sostenne che l'invasione italiana dell'Abissinia era "perfetta– mente legittima," anzi rientrava nella "cornice del Patto." La mobilitazio– ne dell'Etiopia era stata "un atto di provocazione," contro il quale era ne– cessaria una "risposta immediata." "Nessuno Stato ha mai potuto tra– scurare le esigenze della sicurezza militare." La Società delle Nazioni avrebbe potuto prendere in considerazione il memorandum che elencava i delitti dell'Etiopia. Essa applicava ora il patto in Africa Orientale, ma, non lo aveva applicato in Estremo Oriente. La voce dell'Italia era "la voce del proletariato che reclama giustizia." Perciò propose che la questione fosse rinviata. I suoi argomenti caddero nel vuoto. Mussolini stesso aveva creato quel vuoto con nove mesi di rumorose sfide contro la coscienza mo– rale del mondo intero. Quando venne il momento di votare se esistesse o no uno stato di guer– ra e se il Patto fosse stato violato, nessuno all'infuori di Aloisi fu cosi im– pudente da negare ciò che era chiaro come la luce del sole. Le speranze di Mussolini e dei suoi amici che qualche altro membro del Consiglio votas– se contro la risoluzione e con ciò si opponesse ali' azione della Società (v. sopra p. 407) furono frustrate. · Ora venne la volta dell'Assemblea Generale. Essa si riunf il 9 ottobre. Soltanto i delegati dell'Austria, dell'Ungheria e dell'Albania dichiararono di non potere sacrificare la loro amicizia e i loro interessi commerciali con l'Italia al Patto della Società. Il delegato svizzero, proprietario di alberghi in Italia i cui affari avrebbero sofferto se avesse provocato l'ira del Duce, dichiarò che la Svizzera, pur riconoscendo "il suo dovere di solidarietà con gli altri membri della Società," era obbligata dalla politica di neutralità a non impegnarsi in modo assoluto per eventuali sanzioni economiche e fi– nanziane. Eden domandò un'azione rapida: Bisogna agire - dichiarò nell'Assemblea del 1O ottobre - ed è essenziale che l'azione sia pronta. Spetta ai membri della Società stabilire collettivamente quale debba essere tale azione. Per conto del mio Governo io dichiaro che noi siamo pronti ad assumere in pieno la nostra parte. E 1'11 ottobre, in un radio-messaggio al pubblico inglese: 12 ToYNBEE, Survey: 1935, II, p. 201. 489 Biblo.teca Gìno Bianco

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