Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Il principio della fine teressi britannici nel Mediterraneo o in Africa. 7 Mussolini •poteva quindi dor– mire 1n pace. Quando il Comitato dei Cinque riferf il fiasco al Consiglio della So– cietà (26 settembre), il Consiglio, in assenza di Aloisi, applicando il pa– ragrafo 4 del Patto, decise che era necessaria una relazione. Per conseguen– za, costituf un altro Comitato - chiamato il "Comitato dei Tredici" per– ché comprendeva tutti i membri del Consiglio, tranne il delegato italiano che era parte in causa. Il compito di questo nuovo Comitato era quello di studiare la questione come se nessuno l'avesse mai studiata prima, e sotto– porre al Consiglio un "rapporto" che esso avrebbe usato come base per le "raccomandazioni" ai due litiganti. Se queste "raccomandazioni" erano ap– provate all'unanimità, la parte che rifiutava di accettarle non poteva as– salire la parte che vi si conformava, finché non fossero passati tre mesi da quando le raccomandazioni erano state fatte. Non fu fissato alcun limite al nuovo Comitato per il rapporto. Secondo il corrispondente del New York Times da Ginevra, gli inglesi ritenevano che sarebbero stati necessari' da dieci a quindici giorni: · La ragione apparente è che ci vorrà del tempo per analizzare le dichiarazioni delle due parti e redigere la parte storica del rapporto. L'intenzione reale sembra sia quella di tenersi occupati a preparare il rapporto in attesa che Mussolini si muova de– cisamente (28-IX). È stato detto che, se la Società delle Nazioni fosse esistita nel 1914, la prima guerra mondiale non sarebbe scoppiata. La verità è che, se la So– cietà fosse esistita allora, e avesse agito come agf nel 1935, avrebbe nomina– to alcune dozzine di comitati per scoprire che cosa succedeva, mentre gli eserciti tedeschi avrebbero occupato Bordeaux e Marsiglia. Tutto contribui– va a persuadere Mussolini che le sue intuizioni erano ben fondate. Vansit– tart ripeté ancora una volta a Grandi che il Governo inglese non aveva mai contemplato né sanzioni militari né la chiusura del Canale di Suez né alcun'azione isolata contro l'Italia (27 settembre). Hoare ripeté che non vo– l~va la guerra contro l'Italia e pregò Grandi d'informare Mussolini che, se lui, avesse revocato le disposizioni prese in Cirenaica, il Governo inglese avrebbe riesaminato la decisione che già era stata presa di mandare nuove divisioni in Egitto. 8 1 lbid., p. 143. 8 Se dobbiamo prestar fede a VILLARI (Storia diplomatica, pp. 144-5), Grandi disse a Hoare che l'Inghilterra "non era abbastanza forte per schiaffeggiare l'Italia" e questa era la ragione per cui voleva mobilitare la Società delle Nazioni. Molto probabilmente quest'af– fermazione merita di fare il paio con il "rimprovero" di Grandi a Lloyd George (v. sopra p. 482). ÙIUROIII.L, The Gathering Storm, p. 373 (traduz. ital. pp. 441-42), riproduce una lettera da lui scritta a Vansittart il settembre '28, per riferire una conversazione con Grandi. Grandi aveva affermato che "la caduta del regime fascista in Italia avrebbe inevitabilmente prodotto un'Italia tedescofila." "Sembrava preparato alle sanzioni economiche." Ma queste se in principio sareb– bero state inefficaci, avrebbero potuto crescere in intensità "finché un momento o l'altro sareb– be venuto un atto di guerra." "Se cominciava la battaglia in Abissinia, si doveva aspettare in Italia un quasi smisurato elevamento nella temperatura." Churchill lo ammoni che la flotta in– glese era molto forte. La sua concentrazione nel Mediterraneo era stata "di natura puramente 485 Bibloteca Gino Bianco

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