Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Entra in scena Mussolini Ci domandano di spargere lagrime sul Belgio martire. Questa non è altro che una commedia sentimentale inscenata dalla Francia e dal Belgio. Le due vecchie comari vorrebbero sfruttare la credulità universale. Per noi il Belgio è un paese belligerante, non diverso da qualunque altro. Non comprendiamo perché dovremmo adottare nei suoi confronti un atteggiamento particolare. È nostro diritto e dovere promuovere la rivolta delle classi lavoratrici contro gli avvenimenti odierni. Nell'ottobre 1914, improvvisamente cominciò a perorare l'intervento dell'Italia nella guerra a fianco dell'Intesa e contro la Germania, trattando i socialisti, suoi compagni del giorno prima, che non accettavano il suo nuovo punto di vista, come "irresponsabili, traditori, disertori" (18-X-1914 ). Lasciò la redazione del quotidiano socialista, e in novembre, con fondi forniti dal Governo francese,1 lanciò un nuovo quotidiano, Il Popolo d'Italia, per pro– muovere "la guerra di liberazione" e "la emancipazione dei popoli oppressi." Tutti i problemi nazionali dovevano essere risolti "conforme agli ideali socialisti e libertarii" (PI. 24-I-1915). L'Italia doveva rifiutare qualsiasi piano, che "non fosse conforme a giustizia e libertà, e portasse al nazio– nalismo e all'imperialismo'' (PI. 28-I-1915). Un'intesa fra Italia e Serbia era necessaria e possibile, a condizione che fossero escluse le tesi estreme tanto dei nazionalisti italiani quanto dei nazionalisti slavi. L'Italia doveva evitare il sorgere dell'irredentismo serbo-croato in Dalmazia. A tal fine doveva rinunciare alla conquista di quel paese, e accontentarsi dell'impegno da parte della Serbia "di rispettare gl'italiani di Dalmazia e astenersi dal costringerli a diventare slavi mediante pressione esercitata dal Governo" (PI. 6-IV-1915). Durante un secolo il tedesco è stato avvelenato dalla continua apologia della razza bionda, unica creatrice e propagatrice della kultur in una Europa giunta al tramonto. L'impero doveva essere lo strumento di quest'opera di salvezza. Ma l'impero trova nel suo estendersi i limiti fatali della sua potenza. L'impero è intenzione non estensione. Dilatandosi, muore. La storia d'Europa ha visto tre imperi crollare. Quello di Carlo Magno, quello di Carlo V, quello di Napoleone. Né miglior sorte è toccata al quarto impero: quello del papa sulle anime. Anch'esso è infranto. Né diverso destino attende il quinto impero vagheggiato nella sua megalomania sinistra da Guglielmo di Hohen– zollern ... Bisogna che la Germania sia schiacciata. E può esserlo rapidamente, col con– corso dell'Italia... Il gigante aveva creato una macchina motitruosa per assicurarsi il dominio sulle genti: il militarismo. Occorre che questa macchina sia frantumata. Sarà un giorno memorabile nella storia, il giorno in cui le officine del pederasta Krupp a Essen saranno date alle fiamme di un grande incendio che abbaglierà l'Europa e puri– ficherà la Germania. In nome delle città e delle borgate belghe straziate e distrutte, in nome delle vittime innumerevoli della guerra scatenata dal bestiale orgoglio tedesco, Essen, la città dei cannoni, dovrà esser rasa al suolo. Solo allora, e soltanto allora, i te– deschi. predoni e omicidiari, riacquisteranno il diritto di cittadin;mza nel genere umano (PI., 16-11-1915). Il giornale di Mussolini portava l'intestazione Quotidiano socialista. Lui si vantava di essere il solo autentico custode della dottrina rivoluzionaria socialista in Italia. Dissentiva dai suoi antichi compagni perché essi si 1 Vedi Appendice A. 25 BiblotecaGino Bianco

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