Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale Il 16 e 18 settembre, Aloisi informò Mussolini sugli sforzi di Titule– sco. Mussolini avrebbe dovuto accettare il piano del Comitato dei Cinque, e tenersi pronto a invocare l'auto-difesa se il Negus lo rifiutava. In un tele– gramma del 19 settembre, Aloisi spiegò che il piano aveva "vaste possibili– tà di sviluppo" in vista del fatto che entro cinque anni poteva essere ri– veduto. Se gli italiani usavano quei cinque anni per rafforzare la loro pre– sa sul paese, ci sarebbe stato alla fine di quei cinque anni un altro "salto avanti." Il piano del Comitato era cosf "elastico" che poteva benissimo apri– re la via per un esplicito protettorato. Il Governo italiano doveva consen– tire a muoversi "entro la cornice della Società delle Nazioni," ottenendo in compenso dalla Francia e dall'Inghilterra la promessa di riempire il pia– no con "un contenuto positivo tale da assicurare la preponderanza dell'Ita– lia nella organizzazione che sarebbe sorta." Nel caso di un rifiuto abissino, l'azione militare dell'Italia sarebbe stata piu che mai giustificata. Ma l'I– talia doveva dare garanzie all'Inghilterra che l'altopiano abissino non sareb– be diventato una base militare minacciosa per il Sudan e per la via marit– ti1:'Ilaverso l'India. Se il Governo italiano consentiva a dare siffatte garan– zie, gli inglesi avrebbero fatto del loro meglio per avvicinarsi alle domande italiane. Altrimenti un conflitto era inevitabile, e l'Inghilterra, che proprio in quei giorni aveva concentrato la sua flotta nel Mediterraneo, sarebbe andata "fino in fondo." Degno di attenzione è l'accenno di Aloisi alle preoccupazioni del Governo inglese per il pericolo che gli italiani facesse– ro dell'Etiopia conquistata una base militare per operazioni contro il Sudan e per minacciare la via delle Indie. Si vede che già si cominciava a parlare sottovoce di siffatto argomento. Esso fu portato in pubblico dal generale Smuts, in un discorso a Johannesburg, nel Sudafrica: Io temo fortemente che l'annessione o il dominio sull'Abissinia di una grande potenza europea vorrà dire l'allenamento del piu grande e del piu pe1icoloso esercito negro che mai il mondo abbia visto. Non è difficile immaginare quali potrebbero essere le conse– guenze di un simile sviluppo sul continente africano e anche piu in là (LT. 19-X-1935). Lord Lloyd spiegò a Grandi che "molti inglesi" erano preoccupati per il fatto che l'Italia potesse organizzare in Etiopia un esercito negro minac– cioso per il Sudan e per il Kenya; lui non condivideva questi timori, dato che il pericolo era per lo meno remoto. Anche Churchill disse a Gran– di che il Governo britannico era allarmato per la sicurezza delle linee di comunicazione imperiali. E Lord W. Scott in un'altra conversazione con Grandi espresse il timore che l'Italia potesse reclutare un esercito negro in Africa.1 Il redattore diplomatico del Sunday Times di Londra (24-XI) mise i piedi nel piatto: Se l'Italia riportasse una vittoria decisiva l'Abissinia servirebbe come punto di partenza per altre ambizioni verso il Mediterraneo orientale. Questo convincerebbe tutti 1 VII.LARI, pp. 144, 166. 482 Bibloteca Gino Bianco

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