Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale altre parole, il Governo inglese - si dichiarasse pronto ad adempiere le sue obbligazioni conforme ai termini dell'art. 16 del Patto, e fosse attac– cato prima che gli altri membri della Società si fossero impegnati, pote– va quel Governo - cioè il Governo inglese - contare sull'appoggio fran– cese? Il giorno seguente, l'ambasciatore inglese consegnò a Mussolini un messaggio personale di Sir Samuel Hoare, che, "quale vecchio amico del- 1'-I talia" era "particolarmente desideroso di eliminare qualsiasi non neces– sario malinteso tra i due paesi." Birchall, da Londra, interpretò la politica inglese: Tutta la condotta di questo governo suggerisce ciò che probabilmente sta alla base della sua presente politica, cioè che esso concluderebbe volentieri un accordo amichevole per consentire al Primo Ministro Mussolini di fare una piccola. guerra, traendone gran– de gloria, e poi dividere le spoglie etiopiche in modo da garantire le sorgenti dell'ac– qua egiziana (NYT. 26-IX-35). Poi, il 26 settembre, Sir Samuel !ioare, avvedendosi di non avere an– co~a risposto alla domanda francese del 1Osettembre, rispose che il Patto del– la Società doveva esser fatto rispettare "nella sua integrità," e che atti di aggressione non provocata dovevano incontrare resistenza ferma e col– lettiva. Ma "ogni parola doveva avere il suo pieno valore." Aggressione po– sitiva non provocata sarebbe una cosa; aggressione negativa non provocata sarebbe un'altra. Se le condizioni di un trattato non fossero adempiute, questo sarebbe un caso negativo e non positivo. In piu, ci potevano essere vari gradi di aggressione, e la natura dell'azione da intraprendere doveva essere, caso per caso, decisa secondo le circostanze di ogni singolo caso. Ultima, ma non meno importante, considerazione era che l'elasticità forma-– va parte essenziale della sicurezza. Il mondo non era statico. Insomma, il Governo inglese confermava la sua fedeltà al Patto, ma si riservava una libertà d'interpretazione elastica piuttosto che statica. Questo voleva dire che se mai fosse entrato in scena Hitler, il Governo inglese si riservava il diritto di esaminare, distinguere, consultare e non venire ad alcuna deci-– sione.5 Negli accordi segreti del 10 settembre Sir Samuel aveva escluso "qual– siasi azione che avesse probabilità di condurre alla guerra." Perché? Per– ché non era in gioco nessun interesse britannico. Ma appena interessi bri- 5 Essendosi assunto il compito di dimostrare· che la "perfida Albione" voleva la rovina dell'Italia, Villari inventa che essa "andava promettendo alla Francia accordi navali, militari ed aerei per sloggiare l'Italia dal Mediterraneo e dall'Africa Orientale, ma questi accordi venivano presentati sotto la veste di un'intima intesa franco-britannica" (p. 177). Inversamente, il pro– pagandista scopre eziandio che "la Gran Bretagna, pur facendo la massima pressione sulla Fran– cia per assicurarne appoggio alla politica anti-italiana di Eden, non era pronta a dare alla Francia un appoggio incondizionato nel caso di aggressione tedesca" (p. 187). Se quest'afferma– zione è vera - ed è vera - l'altra non può essere che falsa. Tutti i documenti provano che il Governo britannico non "promise" ma "chiese" alla Francia accordi navali ed aerei, ed offri in cambio non phi che parole vaghe e ambigue, e queste ambiguità fornirono a Lavai l'argomento che gli occorreva per accentuare il bisogno dell'intesa franco-italiana. 474 Biblo e_ct Gino Bianco

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