Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale guerra, ma non la teme. In luogo delle perdite causate da un'operazione di polizia coloniale come quelle che Inghilterra e Francia hanno anch'esse compiute, si vogliono milioni di morti? Se è cosf, coloro che provocheranno la catastrofe dovranno assumer– ne la responsabilità davanti alla storia. Mussolini non poteva mancare di ricordare le sanz10n1: Ne vedrete anche delle piu belle se, per esempio, qualcuno oserà applicare sanzioni militari contro di noi. La Francia... vuole sanzioni.? Questo è quanto vorrei chiederle, collocata com'è in una cosi delicata posizione. Quanto agli altri, si renderanno conto di questo: che adottare sanzioni vorrebbe dire correre il rischio di rifare la carta d'Europa ... Vedremo che cosa costerà spingere l'Italia tra le file di coloro che recla– mano una nuova distruzione e, chi sa, forse una maggiore giustizia (18-IX). È degno di nota che Mussolini minacciava la fine del mondo, soltanto se doveva far fronte a sanzioni "militari," ma era disposto a perdonare sanzioni non militari (un'altra prova che era informato dell'accordo anglo– francese del I O settembre). Pure degna di nota è la minaccia di allearsi con uno dei paesi che reclamavano "maggior giustizia" cioè con la Germa– nia.. È da notare anche che i rifugiati libici vivevano in Egitto; per conse– guenza le difese contro di essi dovevano esser rafforzate lungo il confine egiziano, esattamente come si stavano rafforzando in Africa Orientale le di– fese contro Hailé Selassié. Il Duce non trascurava nessun possibile teatro di operazioni. Il 19 settembre ordinò a De Bono di iniziare gli studi per un piano di attacco dall'Eritrea verso il Sudan, e un altro dal Somaliland verso il Kenya: "Se gl'inglesi non dormono, bisogna fronteggiarli dovunque confiniamo con essi." Cosf De Bono doveva non solo preparare la campagna nell'Etiopia settentrionale, ma studiare un piano contro il Sudan, e, come se non aves– se ancora abbastanza da fare, un altro piano, a sud dell'Etiopia, migliaia di miglia lontano, in una zona il cui comando spettava non a lui, ma a Graziani. Che cosa rimaneva da fare allora in Roma allo Stato Maggiore Generale sotto il comando di Badoglio? Il Times di Londra (18-IX), in un dispaccio dal Cairo, si prese gioco dell'idea che nell'Egitto si stesse preparando una rivolta di rifugiati libici contro l'Italia. Al tempo stesso il corrispondente denunciò la propaganda italiana "decisamente aggressiva" nel vicino Oriente: L'Egitto è stato oggetto il mese scorso di una campagna particolarmente vigorosa, che sembra mirare non solo a mettere in buona luce il caso dell'Italia, ma anche a de– nigrare la Gran Bretagna, aggravare le divergenze tra Gran Bretagna ed Egitto, e su– scitare torbidi per la Gran Bretagna in Egitto. C'è una trasmissione radiofonica in arabo dalla stazione di Bari, che ogni giorno scodella agli ascoltatori arabi virulenti attacchi contro la Gran Bretagna e la politica britannica nel vicino Oriente. Ed ecco che Lord Perth, ambasciatore britannico a Roma, andò a di– chiarare al sottosegretario agli Affari Esteri d'Italia che la flotta britanni- 472 Bib1otecd Gino Bianco

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