Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Entra in scena la ·/fotta inglese "già i casi nei quali l'ulteriore presenza dell'Italia nella Società delle Na– zioni poteva diventare impossibile" e dichiarò "nel modo piu esplicito" che la controversia italo-etiopica "non ammetteva alcuna soluzione di compro– messo" (P.l. 15-IX-'35). Nel suo dispaccio del 17 settembre al New York Tz'mes, Cortesi die– de un'idea di ciò che "le sfere dirigenti di Roma" speravano e si aspetta– vano. Le dichiarazioni di Mussolini avevano avuto "l'effetto di distruggere l'apprensione con cui i piu avevano seguito l'attività di Ginevra." Gl'italia– ni erano "ora propensi a ridere sulla loro paura di pochi giorni or sono." Era ovvio che Lavai cercava di "inchiodare la Gran Bretagna a qualche impegno preciso e scritto d'intervenire sul continente qualora si sviluppas– sero certe eventualità." Gl'italiani erano sicuri di avere da guadagnare quale che fosse la risposta britannica. Se la Gran Bretagna acconsente, l'Italia se ne avvantaggerà nel senso che avrà minor motivo di temere complicazioni in Europa centrale, mentre è impegnata in Africa Orientale. Se la Gran Bretagna, come si ritiene piu probabile, rifiuta, allora la Francia sarà molto meno disposta a perdere l'amicizia italiana, e sarà molto piu pro– babile che parteggi per l'Italia, quando il problema delle sanzioni verrà in discussione a Ginevra. Gli "italiani" si convincevano sempre piu che le sanz10m erano "uno spauracchio che veniva agitato loro in faccia con la speranza che si riti– rassero spaventati dalla avventura etiopica." Speravano "di poter contare sulla Francia per gettare una doccia fredda sullo zelo dei piu furiosi cam– pioni delle sanzioni." "Le sanzioni sarebbero cosi: miti da essere completa- mente inefficaci." · Il Duce, che non era uomo da far mai le cose a metà, diede due ver– sioni del comunicato ufficiale del 14 settembre. In un'intervista concessa al corrispondente del Morning Post, disse: L'Italia sta adottando il solo mezzo pratico, l'azione diretta, per la propria pro– tezione ed espansione. C'è oggi un esercito italiano nell'Africa Orientale italiana. E finora i preparativi sono costati all'Italia duemila milioni di lire. Credete che abbiamo fatto questo per burla? Noi... L'espansione deve venire... Anche l'Italia deve avere colonie fruttifere. Appena avremo tali colonie, l'Italia diventerà conservatrice, come tutte le potenze coloniali; e l'Inghilterra e la Francia non avranno nulla da temere perché allora l'Italia, per la natura stessa delle cose, si assocerà a loro nella difesa ddla pace. Ma... ma finché l'Italia non ha tali colonie, resta e deve restare centro di agitazioni (17-IX). In un'altra intervista col Matin Mussolini dichiarò "mostruoso che una nazione quale la Gran Bretagna, che dominava il mondo" rifiutasse all'I– talia "un miserabile pezzo di terra al sole africano." "Gl'interessi per cui essa ci si opponeva sono altri interessi, ma non lo dice." Mai faremo alcun atto ostile contro una nazione europea. Ma se un atto simile sarà commesso contro di noi, ebbene questo significa guerra. L'Italia non vuole la 471 . Bibloteca Gino Bianco

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