Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La gran parata prese una pos1z10ne a~aloga a quella di Lloyd George. I diplomatici in– glesi, come dicono, amano pensare ad una cosa alla volta - un buon siste– ma per tener aperte le vie per qualunque evasione. Mentre Lloyd George combatteva in Inghilterra contro "ulteriori impe– gni," Badoglio, comandante in capo delle forze armate italiane, assisté alle manovre francesi, e tornò in Italia cantando le lodi dell'unità e solidarie– tà franco-italiana" (20 settembre). Inoltre Mussolini diede istruzioni all'am– basciatore italiano a Parigi, Cerruti, di offrire a Lavai quel trattato di al– leanza a cui aveva fino allora accennato solo in termini generici. Dal testo dell'intervista, data da Cerruti all'J.N.S. il 6 agosto 1945 ri– produciamo testualmente la risposta di Lavai, che è forse il testo cor,nple– to della relazione che Cerruti mandò a Roma: · Premesso [da Laval] che la politica di intima intesa con l'Italia costituiva la pro– pria linea direttiva per i motivi seguenti: a) Francia e Italia avevano ogni interesse al mantenimento della pace e pertan– to ad impedire che Hitler scatenasse un conflitto sopra un punto qualsiasi dei confini germamc1. b) La Francia si trovava nelle "années creuses," vale a dire negli anni in cui, a causa dell'assenza dai propri focolari degli uomini giovani chiamati alle armi venti anni prima, i contingenti di leva erano scarsissimi. e) L'Italia disponeva invece di forze numericamente importanti, che avrebbero pertanto costituito per la Francia quell'apporto di uomini di cui essa avrebbe avuto asso– luto bisogno in caso di guerra e che non poteva esserle fornito da alcun'altra nazione. d) Poco importava se l'equipaggiamento e l'armamento dell'esercito italiano non fosse - secondo i tecnici francesi - di prim'ordine, perché a completarlo avrebbe po– tuto pensare la Francia, sicura di poter contare sopra l'aiuto dell'Inghilterra, aiuto che dal punto di vista dell'esercito sarebbe però stato modesto e sarebbe giunto con grande ritardo. e) L'aiuto che la Marina italiana avrebbe dato alla Francia era di capitale im– portanza per essa, non solo perché essa è in perfette condizioni, ma soprattutto perché la superiorità degli eventuali alleati in mare sarebbe stata cosi schiacciante da togliere alla Germania qualsiasi velleità di turbare la pace del mondo, non potendo esistere dubbio di sorta sull'esito di una guerra. Premesso che egli rifiutava anche solo di considerare l'ipotesi di una guerra in Europa, dato che essa avrebbe segnato la fine della civiltà del vecchio mondo, Pierre Laval sarebbe stato non soltanto disposto, ma felice di considerare seriamente la tra– sformazione degli accordi militari, navali ed aeronautici intervenuti tra le maggiori autorità tecniche francesi ed italiane, in una vera e propria alleanza. Come poteva peraltro Mussolini pensare che un Presidente del Consiglio francese qualsiasi potesse ottenere il consenso del Parlamento e dell'opinione pubblica ad una simile alleanza - che in tempi normali sarebbe stata popolare e salutata come la salvezza della Francia - proponendola proprio nel momento in cui l'Italia stava, con– trariamente agl'impegni societari assunti, per scatenare una guerra, sia pure coloniale, ma sempre in contrasto con il desiderio di pace esistente nel mondo e soprattutto in contrasto con quello della Francia e del suo Governo che aborrivano dall'idea della guerra ovunque essa fosse combattuta? Se egli, Lavai, avesse portato innanzi al Parlamento la proposta di concludere una simile alleanza in quel momento, si sarebbe attirato i fulmini di tutti i partiti che lo avrebbero accusato di farsi complice di chi stava meditando una aggresi;ione contro uno Stato membro della Società delle Nazioni. Bibloteca Gino Bianco

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