Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale sopra mercato un'alleanza a tre (Germania, Francia e Italia) tendente alla spartizione dell'Impero britannico. Ci furono "negoziati segreti" a Norim– berga dal 15 al 19 settembre 1935, e un incontro segreto tra Hitler e Mus– solini il 22 settembre 1935. Se queste informazioni fossero confermate da documenti, dovremmo concludere che Mussolini fu spinto ad imbarcarsi nella avventura etiopica anche da agenti tedeschi, i quali speravano di creare una coalizione anti– britannica tra Germania, Italia e Francia. Ma la storia può essere stata in– ventata di sana pianta a Parigi per persuadere Baldwin e Eden che era con– sigliabile evitare un'intesa tra Mussolini e Hitler.8 Lavai camminava su carboni ardenti non ostante il fatto che il gros– so della stampa francese fosse favorevole a Mussolini. L"' opinione pub– blica" in tutti i paesi segue l'opinione dei proprietari dei giornali. 9 Ma in Francia il "quarto potere" non godeva maggior prestigio di quanto ne go– desse la classe delle prostitute. Neppure chi s'interessava poco o nulla del– l'Etiopia poteva credere che l'amicizia di Mussolini avesse a dimostrarsi piu utile alla Francia che quella dell'Inghilterra. Nello stesso Gabinetto di Lavai non esisteva accordo. Dopo il fallimento dei negoziati d'agosto, un certo numero di alti funzionari del Ministero degli esteri seguiva con ri– luttanza il Primo Ministro. 10 Con l'affermare nel discorso di Ginevra che la sicurezza collettiva do– veva essere fatta rispettare in Europa, Lavai suscitò un vespaio in Gran Bretagna tra tutti coloro che rifiutavano di assumere nuovi impegni ,in Europa. Essi si dividevano in molte categorie: 1) Imperialisti-isolazio– n1st1 quali Amery e Beaverbrook. Costoro chiedevano una politica britan– nica libera da qualsiasi impegno in Europa, né vedevano ragione perché 8 Fu chiesto a Eden alla Camera dei Comuni (26-II-'36) se avesse "alcuna informazione relativa ai negoziati tra Herr Hitler e il sig. Mussolini svoltisi prima della campagna abissina e se un documento inviato dai funzionari germanici al sig. Mussolini sulle prospettive militari di una simile campagna fosse stat0 mandato al Ministero degli esteri britannico" Eden rispose "no" a tutt'e due le parti della domanda. Cioè disse che del fatto non aveva alcuna informa– zione. Non intese dire che il fatto non fosse vero. Secondo VILLARI (Storia diplomatica, p. 177) si riteneva al Ministero degli esteri britannico che esistesse un segreto accordo tra Hitler e Mussolini. 9 Nessuno probabilmente saprà mai quali somme siano state spese da Mussolini in Fran– cia (e altrove) per comprare la stampa. Alexander Werth, nel New Republic (New York) del 6 novembre 1935 fece osservare che i pagamenti erano naturalmente fatti in contanti, e questo rendeva difficile dire quanto ricevesse esattamente questo o quel giornale. In ambienti diplo– matici, dove si sapevano molte cose, si calcolava che nei mesi precedenti Mussolini avesse spe– so tra i cinquanta e i cento milioni di lire nella campagna di stampa in Francia. Non era da escludere che parte del denaro prestato per armamenti da una primaria banca francese in agosto fosse andata per pagare proprietari di giornali e giornalisti. A Werth era stato detto da fonte molto autorevole che uno di quei proprietari aveva alzato il prezzo per la propaganda in fa– vore dell'Italia data la crescente difficoltà di difendere una causa cosi impopolare. Durante la guerra libica nel 1912, il Governo italiano pagò a Tardieu 5000 lire (allora dollari 1000) per cinque articoli a favore della politica italiana. Tardieu era una stella di prima grandezza nel giornalismo francese, destinato a diventare il braccio destro di Clcmenceau nei negoziati del 1919, e in fine Primo Ministro in Francia. I giornalisti francesi del 193.5 erano di un calibro minore. Ma il loro appetito non era meno vorace; e una lira italiana che valeva venti cents nel 1919, non ne valeva che cinque nel 1935. 10 VILLARI, Storia diplomatica, pp. 127, 156, 189. Secondo Villari, parecchi fra i fun– zionari del Quai d'Orsay erano restii a seguire Laval anche prima dell'agosto 1935 (p. 184), ma da allora in poi il gruppo anglofilo diventò sempre piu freddo nei confronti della politica italofila di Laval. 464 Biblo ecd Gino Bianco

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