Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La malata immaginaria a dar fastidio. Non era impegnata, come Francia e Inghilterra, in costosi conflitti nel Medio Oriente. Si era astenuta da qualsiasi intervento in Russia a fianco dei generali bianchi. Usciva dalla prima guerra mondiale con i suoi organi vitali stanchi ma intatti. Era come la malata immaginaria di Molière: infelice per mali che non aveva. Aveva bisogno solamente di buon senso e di riposo. Ebbe poco buon senso, e invece di fare una cura di riposo, le toccò Mussolini. NoTA. - Il Corriere di Rom~ del 19 novembre 1944, pubblicò un articolo intitolato La leggenda della vittoria mutilata, nel quale il Primo Ministro italiano del 1919, Vit– torio Emanuele Orlando, affermò che quella leggenda fu falsa e funesta. "È vero," egli spiegò, "che l'Italia non riportò da Parigi la sua pace adriatica, e dovette attenderla per alquanti mesi. Ma se si ha riguardo al contenuto sostanziale degli accordi avvenuti, 'la nostra vittoria non è vero che sia stata mutilata': essa 'fu e ri– mase sempre, fino all'avvento del fascismo, una vittoria degna del magnifico sforzo na– zionale.' Per effetto della vittoria, 'l'Italia si trovò a confinare ad est con uno Stato Nazionale (la Jugoslavia), formatosi per estensione di uno Stato originario non nemico, anzi alleato,' la Serbia. Purtroppo era impossibile tracciare una linea di distinzione netta fra italiani e slavi. Bisognava escogitare 'equi compromessi che riducessero al minimo le minoranze etniche, e dessero a queste le maggiori garanzie possibili.' 'Se dunque l'Italia fu indotta ad acconsentire a un compromesso, non per questo si può dire che gli scopi essenziali dell'intervento nostro non sieno stati raggiunti in maniera sufficiente e degna.' 'Nessuna mutilazione, dunque, ma raggiungimento di fini essenziali.' 'Se poi soppvvenne la mala signoria fascista per offendere ed esasperare la gente di altra razza rimasta compresa nei nostri confini, fu questa la nostra mutilazione.' Meno che mai si può parlare di vittoria mutilata, se si pensa al problema della 'sicurezza.' 'Scopo vitale per la Francia era di assicurarsi contro la perenne minaccia dell'invasione tedesca'; 'estendere la zona militarmente difendibile fino al Reno, anche senza arrivare all'annessione, era l'aspirazione di tutti i francesi'; 'la Francia non raggiunse questo scopo.' Invece l'Italia 'bene poteva affermare di aver conseguito una ideale sistemazione di sicurezza.' 'In via assoluta, e in via relativa, neanche a un audacissimo impostore è decentemente lecito di pretendere che alcuna altra delle Grandi Potenze dell'Intesa ab– bia riportato dal cimento benefici maggiori di quelli conseguiti dall'Italia.' La dittatura fascista, con la leggenda che la vittoria fosse stata mutilata, da un lato screditò il regi– me precedente, e dall'altro alternò contro gli altri paesi le recriminazioni della povera Italia 'proletaria' tradita con le minacce degli otto milioni di baionette che non esi- stevano." 1 . Tutto bene. Ma Vittorio Emanuele Orlando, presidente del Consiglio nel 1919, insieme con Sidney Sonnino, ministro degli Esteri, fu il principale responsabile per il mito della "vittoria mutilata" che proprio allora sorse in Italia. E le ragionevoli cose da lui scritte nel novembre del 1944, non le disse mai né nel 1919, né negli anni in cui quel mito preparò la dittatura fascista, né in quelli che vennero dopo. Non scoprf, o almeno non rivelò quella scoperta, prima del 19 novembre 1944. Comunque, la sua opinione, anche tardiva, è preziosa. 23 BiblotecaGino Bianco

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