Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Entra in scena F. D. Roosevelt Nel caso che gli Stati, in conferenza, determinino che uno Stato si è reso colpe– vole di violare la pace venendo meno ai suoi impegni internazionali e prendano mi– sure contro il violatore, - in questo caso, se noi condividiamo quel giudizio sulla re– sponsabilità del colpevole, ci asterremo da ogni azione che tenda a rendere nullo lo sforzo collettivo che quegli Stati possano fare per ristabilire la pace. Il 25 aprile 1935, quando la minaccia di guerra nell'Africa Orientale appariva sull'orizzonte, Stimson, parlando innanzi alla Società Americana di diritto internazionale, rigettò le dottrine tanto dei "neutralisti" che . avrebbero voluto commerciare con tutti i belligeranti, quanto degli "isola– zionisti" che non avrebbero voluto commerciare con nessuno. Se scoppiava una guerra, gli Stati Uniti d'America ne avrebbero sofferto, sia che se ne tenessero fuori, sia che vi partecipassero. È piu importante prevenire la guerra ovunque che fissare una linea di condotta dopo che la guerra sia arrivata. È evidente che la guerra può essere prevenuta solo con la cooperazione. Non vi è nessun campo di attività umane, nel quale la massi– ma "un'oncia di prevenzione vale un chilo di cura," è cosi vero come nel regno delle violazioni internazionali. La neutralità non offre nessuna via sicura per tenersi fuori della guerra. La sola via sicura è evitare che la guerra abbia luogo, e il solo metodo sicuro per prevenirla, o solo circoscriverla sul serio, è la risoluta, intelli– gente e non egoistica cooperazione di tutte le nazioni verso quel fine. Noi do– vremmo far sapere subito formalmente al mondo che, nel caso sorgesse una crisi tale da intaccare o minacciare la pace del mondo, noi saremmo pronti a consultarci con le altre nazioni per fare passi atti a salvare· la pace. Dovremmo dire chiaramente alle altre nazioni del mondo che, qualora, nel fare uso del nostro giudizio indipendente, dovessimo concordare con esse sulla responsabilità per qualche violazione della pace ed esse cercassero di porvi termine con un'azione collettiva, il nostro Governo almeno si asterrebbe da qualsiasi passo, che potesse proteggere il nostro commercio neutrale, ma annullasse il loro sforzo per restaurare la pace. In quel tempo Stimson non era piu Segretario di Stato. Era un priva– to cittadino. Ma era uno dei piu autorevoli privati cittadini dell'America del Nord. Disgraziatamente per Hailé Selassié, tutte .quelle affermazioni non significarono mai che il popolo degli Stati Uniti fosse pronto a tradurre le parole in fatti. La invasione giapponese in Manciuria nel 1931- 32 aveva dimostrato che l'America - qui il termine collettivo astratto è a posto per significare la strabocchevole maggioranza del popolo america– no - era sempre disposta a pronunciare condanne "morali" su qualun– que atto di aggressione, ma rifiutava di minacciare la guerra e meno che mai di andare in guerra, per punire l'aggressore.2 Quei cittadini che avreb- 2 Quando la crisi della Manciuria fu discussa innanzi al Presidente Hoover, Stimson pose il problema: "Intenderanno gli Stati Uniti portare la questione a una netta decisione? Se gli Stati Uniti non erano disposti a una guerra, avrebbero fatto meglio a non sciupare il loro fiato in proteste che sarebbero cadute nel nulla." Hoover rispose con "una negazione categorica." "La esecuzione dei trattati era un obbligo morale cui si doveva provvedere ·con una pressione mora– le." Bisognava mobilitare dietro al principio del Patto Kellogg "l'opinione." In conseguenza Stimson si limitò ad escogitare la "dottrina del non riconoscimento" come "un'arma morale," o "una sanzione morale" (STIMSON AND BuDDY,p. 244), che non fece ai giappo~esi né caldo né freddo. 431 Biblotec·a Gino Bianco

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