Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale Gli Stati Uniti, nella veste di neutrali in una possibile guerra fra Ita– lia ed Etiopia, avevano il diritto di libero commercio con entrambi i belli– geranti, cioè di mandare armi ed ogni altra merce civile e militare tanto all'Italia quanto all'Etiopia. Insistendo sui suoi diritti di neutrale, il Gover– no degli Stati Uniti avrebbe favorito nello stesso tempo e l'Italia e l'E– tiopia. Avrebbe favorito l'Italia rendendo impossibile alla Società delle Nazioni seguire effettivamente contro di essa qualunque politica di san– zioni. E avrebbe favorito l'Etiopia in qua.rito avrebbe rivendicato il diritto di esportare armi in quel paese. Ma le esportazioni verso l'Etiopia doveva– no passare attraverso territori controllati o dall'Inghilterra o dalla Francia e dall'Italia. Questo avrebbe messo gli Stati Uniti in collisione coll'Italia non appena questa avesse cominciato a intercettare le esportazioni america– ne verso l'Etiopia. La materia era di importanza vitale per Hailé Selassié, che perciò si appellò al Governo degli, Stati Uniti chiedendogli di esaminare i mezzi per ottenere che l'Italia, .firmataria del Patto Kellogg, mantenesse il suo im– pegno. Il Governo degli Stati Uniti non apparteneva alla Società delle Nazio– ni. Perciò non aveva nessun obbligo di interessarsi nella disputa italo-etio– pica. Ma aveva anch'esso .firmato il Patto Kellogg. Herbert Hoover (allo– ra Presidente degli Stati Uniti) e Ramsey MacDonald (allora Primo Mi– nistro britannico) avevano pubblicato una dichiarazione comune (9 ottobre 1929) per annunciare che accettavano il Patto Kellogg "non solo come una dichiarazione di buone intenzioni, ma come un'obbligazione positiva di dare alle loro politiche nazionali un indirizzo conforme all'impegno assunto." Inoltre il Segretario· di Stato di Hoover, Henry L. Stimson, in un discor– so dell'8 agosto 1932, aveva affermato che a norma del Patto Kellogg qualsiasi conflitto interessava tutti quelli che erano legati al Patto. Per conseguenza, delle "consultazioni" erano dopo di allora diventate "inevita– bili" tra i firmatari del Patto, quando ne fosse minacciata la violazione. Ogni appello alla potenza dell'opinione mondiale, per essere efficace, postula di– scusssione e consultazione... Che il Patto implichi necessariamente le consultazioni, non è stato forse pienamente inteso da quei suoi sostenitori, che hanno domandato con tanta ansietà che esso prevedesse formalmente consultazioni ... I dubbi di quei zelanti dovrebbero calmarsi... Quando due nazioni si impegnano in conflitto armato, una delle due, o entrambe debbono essere colpevoli per avere violato il Patto Kellogg. Noi non tracciamo piu un circolo intorno ad esse, per trattarle con la meticolosità del codice per duellanti. Invece noi le denunciamo come violatrici della legge, e con questo abbiamo fatto passare in desuetudine molti precedenti legali. Un anno dopo (21 maggio 1933) sotto l'amministrazione del Presiden– te Roosevelt, Norman H. Davis, osservatore dell'America alla conferenza del disarmo di Ginevra, fece la seguente dichiarazione: "Noi siamo dispo– sti a consultare gli altri Stati, in caso di minaccia alla pace, per evitare il conffitto." E riaffermò la teoria di Stimson: 430 Bibloteca Gino Bianco

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