Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale Velocità e ancor maggiore velocità era il suo motto... Per conseguenza i primi in– crociatori leggeri italiani del dopoguerra superavano in velocità i nostri piu rapidi caccia. C'erano incrociatori quattro nodi piu veloci dei nostri caccia. 5 È facile immaginare quali effetti produssero in Italia affermazioni che e~tavano la potenza italiana al di sopra di quella britannica, e che mettevano in guardia la "Gran Bretagna" contro i rischi di sfidare l'onnipotente Duce. D'altra parte gli scoppi di Mussolini facevano il gioco di coloro che in Gran Bretagna ne sostenevano la politica. Le minacce di guerra, che egli lanciava contro chiunque gli desse fastidio, consentivano di insistere che solamente una guerra lo avrebbe fermato. Voleva il popolo inglese guerra o pace? Un deputato conservatore, il Brigadiere generale Sir Henry Page Croft, era "sbigottito della leggerezza e incoscienza con cui s'invocavano le san– zioni. Sanzioni significavano blocco, e blocco sarebbe un atto di guerra, e la flotta britannica doveva servire a questo scopo." · Senza dubbio i nostri eminenti teologi e i vecchi pacifisti hanno calcolato il costo e valutato l'inevitabile perdita che deriverebbe al nostro commercio marittimo dall'azio– ne sottomarina italiana; le perdite che la nostra flotta, malgrado la sua •apparente su– periorità, deve subire nelle acque del vicino Oriente; il fatto che tutte le nostre forze navali disponibili sono soltanto un quarto di quelle dell'Italia, e che la nostra aero– nautica è immensamente piu debole (MG. 30-VIII-'35). Uomini quali Lord Rothemere, Lord Beaverbrook, Garvin, Croft fu– rono efficacemente aiutati e sostenuti, non solo dai fascisti di Mosley, ma anche dagl'intransigenti pacifisti e dai marxisti di stretta osservanza. Chiunque si sia trovato in Inghilterra tra la prima e la seconda guerra mondiale nell'anniversario dell'armistizio del 1918, può testimoniare sulla sincerità e profondità del pacifismo inglese. Quel ·giorno per molti inglesi 5 Le forze navali dei paesi che avrebbero appoggiato la Società delle Nazioni contro l'Italia, erano le seguenti: Navi da Batt. Incroc. Caccia Sottomarini Portaerei Impero brit. 15 51 165 51 8 Francia 6 14 71 86 1 Svezia 8 1 12 14 2 Russia .3 7 24 .38 Norvegia 4 .3 9 Grecia 1 12 6 Olanda .3 8 6 Totale .36 77 295 210 11 L'Italia avrebbe potuto opporre alle suddette forze le seguenti: Italia 4 1.3 60 59 Null'altro che pura pazzia in tutti i capi militari e navali d'Italia poteva indurli a sfidare tutte quelle forze. Cfr. CECIL, A Great Experiment, p. 271: "Fu detto, contrariamente all'opinio– ne apertamente espressa dall'Ammiraglio comandante nel Medite"aneo, che la nostra flotta non era abbastanza forte per resistere ad un attacco di navi italiane. Non posso credere che alcuna autorità britannica abbia sanzionato una sciocchezza simile. Disgraziatamente essa ebbe general– mente credito sul continente, e oggi riduce di molto la nostra influenza." Cecil avrebbe servito un po' meglio la storia, se avesse francamente affermato che quelle sciocchezze furono lanciate anche da uomini politici e da giornalisti inglesi e furono prese sul serio non solo sul conti– nente ma anche in Gran Bretagna da una gran parte del pubblico. ' 426 Bibloteca Gino Bianco

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