Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

L'Etiopia su un vassoiod'argentCJ rebbe assunto insieme dai tre firmatari del Trattato del 1906; ma fEtiopia sarebbe stata invitata a rivolgersi alla Società delle Nazioni perché colla– borasse nel promuovere "lo sviluppo economico e la riorganizzazione am– ministrativa del paese." Nell'accordare tale collaborazione, la Società avreb– be tenuto "particolare conto" degli "speciali interessi italiani." Qualche nuova sistemazione territoriale non era da escludere. 8 Dato che l'accordo Chamberlain-Mussolini del dicembre 1925 e l'intesa Lavai-Mussolini del gennaio 1935 dovevano restare in vigore, è facile intendere che cosa sa– rebbe risultato da quella riorganizzazione. " 9 Nell' exposè del 28 dicembre 1935, davanti alla Camera dei Deputati, Lavai affermò che egli aveva sempre avuto con Eden "rapporti di fiducia e di stretta collaborazione per tutto quanto riguardava gl'interessi dei loro due paesi. e la stessa Società delle Nazioni." E accentuò la "costante, stretta e seria collaborazione" mediante cui egli ed Eden avevano cercf1tO in agosto di trovare una soluzione pacifica della questione italo-etiopica. Eden non smenti mai queste affermazioni di Lavai. I due uomini sono m– catenati dalle stesse responsabilità. Tutte le offerte di compromesso produssero un unico risultato: incorag– giarono Mussolini ad andare avanti, se non altro per provare la sua pro-. pria onnipotenza prima a se stesso poi agli altri. Aloisi oppose alle proposte di Lavai e di Eden che la potenza milita– re dell'Etiopia doveva essere spezzata' 0 ; ogni ulteriore discussione era inuti– le. Mussolini telefonò (18 agosto) ad Aloisi: Non dimenticate di ricordare a Laval che a Roma egli riconobbe chiaramente il predominio italiano in Etiopia. In particolare, quand'io gli chiesi: "Se l'Italia facesse in Etiopia ciò che la Francia ha fatto in Marocco, avrebbe la Francia alcun motivo di opporsi?" Laval stette prima un momento a pensare, e poi rispose che non vedeva al– cuna obiezione. Se ora egli protesta che io sono andato troppo lontano, sono pronto a incontrarlo di nuovo e a riprendere le conversazioni. 11 Poi, in un discorso a 12.000 fascisti convenuti a Benevento, disse: In quest'ora solenne per voi e decisiva per la nazione, i discorsi sono da aboli– re {!). Avete nel vostro nome il comandamento: voi marcerete travolgendo ogni osta- • CARR, International relations, p. 225. VILLARI, Storia diplomatica , pp. 123-24. 9 Secondo ALOISI, La mia attività a servizio della pace, p. 14, egl fu impedito nei suoi sforzi per arrivare a una conciliazione dagli ordini da Roma che gli comandavano di essere "assolutamente intransigente"; ma la conferenza di Parigi "fu contrassegnata da un notevole progresso nelle concessioni dell'Inghilterra all'Italia." 10 VILLARI, Storia diplomatica, pp. 124-5. [Confermato in ALOISI, Journal, p. 297. N.d.C.] 11 Birchall (NYT., 19-VIII-35) attribu{ a Mussolini il principio e la fine di questo di– scorso, e riferf quale suo commento personale le parole relative a ciò che aveva fatto la Fran– cia in Marocco. Torrès (Pierre Lavai, p. 199) attribuisce tutte le parole II Mussolini, e aggiunge che Laval non pubblicò alcuna smentita dopo che "alcuni giornali, fra cui alcuni grandi quoti– diani americani," ebbero riferito la telefonata di Mussolini. Lava!, durante il processo Pétain, ammise di aver detto a Mussolini che la Francia non si opporrebbe se l'Italia facesse in Etiopia ciò che la Francia aveva fatto in Marocco (v. sopra p. 332). Quindi le parole riferite da Tor– rès come telefonate da Mussolini ad Aloisi si possono ritenere autentiche. [Secondo Aloisi (Journal, p. 297), era un telegramma di Mussolini • N.d.C.] 417 21 B1bloeca Gino Bianco

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