Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale aveva dovuto far menzione del Trattato italo-etiopico del 1928 che im– pegnava l'Italia a non ricorrere alle armi. Questo era piu di quanto il Duce potesse inghiottire. Il Corriere della Sera (organo dei cittadini moderati e per bene) fece il seguente commento al discorso di Sir Samuel del 1 ° agosto: Il discorso pronunziato alla Camera dei Comuni dal ministro degli Esteri britan– nico è semplicemente inaudito e inaccettabile. Ci troviamo di fronte a un documento che getta un'ombra oscura sui rapporti italo-inglesi che corrono il rischio di essere seriamente turbati da una politica malevola e ostile che non può essere in alcun modo accettata dal popolo italiano. Tristo discorso, rivelatore di una mentalità e di uno stato d'animo astiosi, anzi nemici (3-VIII-1935). -- Gayda, nel Giornale d'Italia, falsificò il testo del messaggio radiofo– nico di Eden, attribuendogli l'affermazione che se i negoziati non davano buon risultato "la Società delle Nazioni avrebbe dovuto adempiere i suoi doveri e imporre il Patto." In verità Eden aveva detto che il Consiglio avrebbe dovuto eseguire gli obblighi "impostigli dal Patto." Secondo Gayda, il Governo britannico faceva "tutto il possibile per esacerbare il conflitto tra Roma e Addis Abeba." Mussolini scopd che il testo del di– scorso da lui tenuto a Eboli il 6 luglio era stato alterato da "antifascisti in Italia e all'estero" e fece pubblicare la versione autentica nella stampa il 4 agosto. In questa forma le parole "ferro e fuoco" e i "biondi difenso– ri della razza negra" (v. sopra, p. 395) furono soppressi, ma il Duce sfi– dò ancora una volta con l'eroico motto fascista coloro che speravano di fermarlo con documenti e parole. E tre nuove divisioni furono imbarca– te per l'Africa Orientale. Con un uomo come Mussolini, non è possibile indovinare fino a qual punto egli facesse sul serio, fino a qual punto facesse del bluff, e fino a qual punto fosse trascinato dal proprio bluff. Il 6 agosto mandò a Vitto– rio Emanuele un memorandum per assicurarlo non solo che tutto era pronto per la guerra etiopica, ma che erano "in corso" misure per far fronte ad un'eventuale guerra tra Gran Bretagna e Italia. Il Re non era uno stupido e non era privo di inquietudini, ma aveva paura del suo pa– drone. Cominciava sempre col dire di no e finiva sempre col dire di sf, pronto a mettersi in evidenza quando le cose andavano bene, e altrettanto sollecito a nascondersi quando andavano male. Baldwin stava facendo sfog– gio di un tale entusiasmo per la sicurezza collettiva che si poteva presu– mere ch'egli non avrebbe ingannato il suo popolo. Perciò il Re, mentre pregava il suo padrone, il 7 agosto, "d'immaginare con quanto cordiale in– teresse e con quanta attenzione egli seguisse l'opera ch'egli andava com– piendo," insisteva perché evitasse un conflitto con l'Inghilterra: È mia ardente speranza che troverete il modo di evitare un urto violento con l'Inghilterra. Questa sarebbe una faccenda della massima gravità per l'Italia dati i dub– bi che si potrebbero nutrire riguardo all'atteggiamento della Francia. Io sono d'avviso 414 Bib, .. t:::.vd Gino Bianco

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