Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

L'Etiopia su un vassoio d'argento ai primi di settembre era diretto ad ingannare coloro che domandavano un'azione, mentre il vero scopo del Consiglio era un compromesso. Pre– siedeva il Consiglio della Società in quel momento Tovarich Litvinov, l'uomo che una volta aveva affermato che "la pace è indivisibile." Egli espres– se la sua soddisfazione perché i Governi di Gran Bretagna, Francia e Ita– lia avevano convenuto d'iniziare negoziati per appianare la divergenza, ed era fiducioso in un felice risultato. Ed Eden in un radiomessaggio da Ginevra annunciò al pubblico britannico che il Consiglio "aveva avviato una procedura la quale, a suo giudizio, forniva la migliore occasione· anco– ra disponibile per arrivare a una soluzione pacifica." Il Consiglio aveva fissato un giorno entro il quale i negoziati dovevano raggiungere lo scopo; "altrimenti il Consiglio avrebbe dovuto eseguire le obbligazioni impostegli dal Patto." Per la prima volta era stato provveduto affinché tutti gli aspet– ti della controversia, e non solo l'incidente di Ual-Ual, fossero portati da– vanti al Consiglio. Gli ultimi giorni erano stati a Ginevra "i piu difficili di tutta la sua vita." Per fortuna c'era la Società delle Nazioni per aiuta- 1 . " 1 . . ,, re a trovare una· so uz10ne, se una so uz10ne s1 poteva trovare. Se non ~i fosse stata la Società delle Nazioni quale sarebbe la situazione ora? Quasi certamente sarebbe disperata. La Società può non arrivare ad impedire tutte le guerre, specialmente se una parte è decisa alla guerra. Ma essa dà la sicurezza che, in ogni controversia pericolosa, il meccanismo della conciliazione, dell'arbitrato e del negoziato è adoperato fino all'estremo limite. Quale che sia la conclusione della di– vergenza, e c'è ancora, grazie alla Società, una speranza di accomodamento, decidiamo di tenerci a fianco alla Società e darle il nostro appoggio leale e fermo. Il Manchester Guardi·an non fu disarmato dall'ottimismo di Eden, e fece osservare che Eden e Laval avevano concesso a Mussolini tutto ciò di cui egli poteva ragionevolmente aver bisogno e quasi tutto ciò che egli irragionevolmente domandava. Si trattava ora di vedere quanto "immorale" sarebbe stata la "pressione morale" britannica e francese su Hailé Selassié. Il Dai·ly Express di Lord Beaverbrook (4-VIII-35) affermò senza tante storie che il Consiglio della Società delle Nazioni aveva dato il consenso ad una farsa, che Maxim Litvinov, presidente del Consiglio della Società, aveva presieduto alla farsa, e che Nicolas Politis, il super-arbitro, non farebbe altro che associarsi alla farsa. 3 Mussolini non fu soddisfatto. Aveva insistito che i negoziati dovessero aver luogo fuori della Società, e che l'Etiopia non doveva parteciparvi, e su questo punto aveva ottenuto ciò che voleva. Inoltre egli sapeva che poteva sempre, durante i negoziati a tre, respingere ogni soluzione che non gli garbasse. Ma per salvare la faccia, il Consiglio aveva dovuto affermare che la controversia cadeva sotto la competenza della Società, e 3 Nel luglio 1935 Lord Beaverbrook fece una v1s1ta a Mussolini. A Roma corse voce che egli avesse detto a Mussolini che Eden non doveva essere preso troppo sul serio; in seguifo il Duce avrebbe ottenuto condizioni migliori. 413 Bibloteca Gino Bianco

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