Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La quadratura del cerchio tata. Essa dev'essere stata decisa a Londra intorno alla metà di luglio. Mussolini avrebbe intrapreso le operazioni militari; quando avesse otte– nuto qualche successo iniziale, che lo autorizzasse a incoronarsi di allori, quale nuovo Scipione Africano, avrebbe troncato la sua campagna trionfa– le, dando prova di romana magnanimità (parcere subiectis et debellare su– perbos ), e avrebbe accettato la pace proposta dalla Società delle Nazioni. Questo progetto della "guerra breve" presentava un certo numero di vantaggi su tutti gli altri. Anzitutto, Mussolini avrebbe assunto la respon– sabilità di iniziare la guerra, ma i suoi amici francesi e britannici avrebbe– ro fornito a Mussolini il merito di ristabilire la pace. Tutti, nell'euforia della ritrovata pace, dimenticherebbero che la guerra era stata resa pos– sibile perché essi non si erano curati d'impedirla. Inoltre, era opinione universale tra gli "esperti" in geografia etiopi– ca e arte. della guerra, che la campagna italiana in Abissinia durerebbe a lungo e costerebbe somme favolose. Uno di questi esperti, il Dott. Bar– men Brown, che nel 1922 e 1923 aveva fatto un esteso esame geologico del territorio etiopico, non solo sosteneva "l'improbabilità" di trovare petrolio in Abissinia, ma era persuaso che l'Italia non avesse abbastanza uomm1 per conquistare gli etiopici neppure in un centinaio d'anni. Secondo Brown, un solo per~colo minacciava gli abissini: il loro fanatismo: La grande difficoltà per l'Etiopia è che gli uomini delle tribu diventeranno fana– t1c1 nel loro coraggio, spareranno appena un colpo prima di buttar via i fucili e si precipiteranno contro i potentissimi sbarramenti di fucili e di artiglieria non avendo che spade per offesa e difesa. Se Hailé Selassié e i suoi saranno ben consigliati e non si butteranno in grande numero contro le mitragliatrici, essi sconfiggeranno l'Italia, e il paese non le fornirà cibo ed acqua suffi.ciente. 5 I diplomatici e gli esperti militari inglesi e francesi contavano che gli abissini, il terreno e il clima avrebbero tirato in lungo la guerra e dato a Mussolini una lezione di cui aveva molto bisogno. Al momento buono essi sarebbero intervenuti per salvare il Duce da un fiasco troppo clamo– roso e raffazzonare un compromesso. Tutte le soluzioni si potevano riassumere in una formula: "Rispettare il Patto senza eseguirlo." L'essenziale era che qualunque compromesso doveva essere adottato in nome della Società delle Nazioni, cos1 che la responsabilità potesse essere attribuita alla Società. Il Temps di Parigi (25-VII-35) spiegò che in ogni caso era essenziale che l'ftalia fosse presente a Ginevra quando fossero cominciate le discussioni fondamentali: era que- s NYHT., 1°-IX-'35. Se dovessimo credere a Gamelin, lo Stato. Maggiore francese non condivideva questa opinione. "Lava! mancò d'informarsi presso di noi (cioè lo Stato Mag– giore francese) su quanto poteva avvenire se l'Italia tentava di conquistare l'Impero del Negus. Egli pensava al tempo che avevamo messo per occupare l'intero Marocco. Credeva che l'Italia sarebbe stata assorbita per molti anni dal compito militare che intraprendeva. Invece, era ov– vio che le armi moderne rendono facile vincete rapidamente un popolo che ne è sprovvisto." (Servir, II, 174). Sarebbe interessante sapere se questo fatto era "ovvio" per il generale Game– lin prima o dopo i successi italiani nell'Africa orientale. 409 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=