Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale soluzione proposta da Eden, per la sua pretesa che l'Etiopia cedesse le pr~ vince periferiche e accettasse un alto dominio sul nucleo centrale e per la sua affermazione di essere pronto ad entrare in guerra qualora le sue domande non fossero soddisfatte. Cosi facendo il Governo italiano ripu– diava il Trattato anglo-franco-italiano del 1906 oltre al Patto della So– cietà, al Patto Kellogg e al Trattato italo-etiopico del 1928. Nella risposta (PI. 31-VII-35), il Governo italiano attribu1 ogni bia– simo al Governo etiopico, che aveva "iniziato la sua politica di formida– bili ( !) armamenti immediatamente dopo aver firmato il trattato del 1928." Non c'era dubbio che "solo un sistema di sicurezza collettiva poteva assicurare la pace in Europa" e che la Società delle Nazioni non do– veva essere indebolita. Ma l'Italia non aveva fatto niente per indebolirla. Toccava ora a quella istituzione, se non voleva essere indebolita, "sceglie– re tra un conflitto coloniale, e il contributo che l'Italia poteva dare alla , pace d'Europa." Il Governo italiano aveva respinto le proposte di Eden perché avrebbero trasformato l'Etiopia in una "potenza marittima," piu pericolosa che mai, non solo per le colonie d'Italia, ma anche per quelle di Gran Bretagna e Francia. L'Italia doveva avere il pieno controllo sul paese. Soluzioni provvisorie o inadeguate erano fuori questione in pro– blemi coloniali di tale natura. Il Governo italiano poteva quindi essere co– stretto a ricorrere alle misure piu radicali. Il Foreign Office rispose (ai primi di agosto) col solito ritornello che era necessario salvare la Società delle Nazioni, e dolendosi che al discorso di Sir Samuel Hoare dell'll luglio non fosse stata fatta in Italia un'acco– glienza piu calda. Quello avrebbe dovuto essere considerato "un punto di partenza per negoziati tendenti a promuovere una soluzione nell'ambito della Società delle Nazioni." In ogni modo, il Governo inglese non in– tendeva "assumersi da solo le funzioni di guardiano" della Società né "prenderebbe l'iniziativa di sanzioni contro l'Italia." "Se la guerra in Afri- . ca Orientale non poteva essere evitata, il Governo britannico voleva po– ter dimostrare che aveva fatto tutto quanto era in suo potere per evi– tarla. m A parte le chiacchiere sulla sicurezza collettiva, sulla Società del– le Nazioni ecc., era chiaro che il Governo britannico intendeva limitarsi a dare buoni consigli e a lasciare che Mussolini facesse come voleva. Il segretario generale della Società, Avenol, era pure largo di consigli. Trovandosi a Londra alla fine di luglio, "espresse l'opinione che il Gover– no britannico si era finalmente convinto che l'Italia dovesse espandersi," ed era pronto ad aderire alla formula dell'intesa franco-italiana del gen– naio precedente, dopo che gl'interessi britannici fossero stati definiti. La questione doveva essere sottratta alla giurisdizione della Società delle N a– zioni. A tal fine l'Italia doveva sollevare la questione se l'Etiopia avesse 2 VILLARI, Storia diplomatica, pp. 105-110. Non è chiaro se le ultime parole siano nel testo inglese o se furono interpolate sul testo inglese dal cosiddetto storico. Anche se fosse cosi, il Commento corrisponde ai fatti. 406 Biblotec.;a (pino Bianco

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