Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

1A colpa era di Lavai Dopo di che (24 luglio) il Gabinetto britannico annunciò la decisione di attenersi rigidamente ai principi della Società delle Nazioni: la dispu– ta doveva essere portata nella sua interezza davanti alla Società delle Na– zioni. Le parole "nella sua interezza" significavano che la affermazione di Mussolini sulla necessità di risolvere il problema "nella sua interezza" era diventata anche una affermazione britannica. Ma, mentre Mussolini inten– deva lasciare la Società delle Nazioni in disparte, il Governo britannico inten– deva portare la questione nella sua interezza davanti alla Società. Che cosa poteva fare l'Unione britannica per la Società delle Nazioni se non applaudire? Ma rimase sempre oscuro quanto il Governo britannico avreb– be proposto qualora la materia fosse arrivata "nella sua interezza" alla Società delle Nazioni. . Uno dei piu autorevoli conservatori, L.C.M.S. Amery, invitò (26 lu- glio) i suoi compatrioti a rendersi conto che "l'Italia pareva decisa a ingoia– re l'Abissinia; lo avrebbe fatto, salvo che l'Abissinia fosse abbastanza forte per difendersi; nessun altro l'avrebbe difesa." La Società poteva impedire la guerra solo se era unanime; ma era impossibile "strappare alla Società una unanimità che non esisteva. La Francia non si sarebbe urtata con l'Italia per l'Abissinia." Nessun'altra nazione, preoccupata della propria sicurezza in Europa, avrebbe fatto nul– la che potesse mettere in pericolo la propria sicurezza. "Nessun'altra na– zione" voleva dire la Gran Bretagna. Allora Sir Samuel Hoare, parlando di nuovo alla Camera dei Comuni, (1° agosto) su questo problema "molto complicato e difficile," "controver– sia piena di pericoli di ogni genere," affermò che il Governo britannico non era "secondo ad alcuno" nell'intenzione di adempiere gli obblighi "de– rivanti dai trattati e dal Patto." Questi "trattati" includevano naturalmen– te l'accordo Chamberlain-Mussolini del dicembre 1925; ma lui chiuse la frase con la parola "Patto" e la Camera acclamò il Patto. Il Governo era de– ciso a non fare passi imprudenti, che rendessero irrimediabile la situa– zione. Se la guerra fosse scoppiata, ci sarebbero state infinite complica– zioni, e avrebbe enormemente danneggiato la Società delle Nazioni. Tutti i tentativi di sostituire un accomodamento pacifico all'arbitrato delle armi verrebbero frustrati. È per questo che il Governo avrebbe fatto il massimo sforzo per tener in vita la Società. Ho già detto alla Camera che non siamo insensibili al bisogno di espansione del– l'Italia, e la nostra azione dopo la guerra dimostra che la nostra simpatia è piu che una simpatia di parole vane. Se il Governo italiano ha qualche lagnanza da fare contro il Governo abissino, lo faccia nelle forme debite. Esso troverà la Società pronta a dedi– care piena ed imparziale attenzione al caso che le verrà presentato. Ma questi sono problemi che possono essere risolti senza ricorrere alla guerra. La Camera dei Comuni non sarebbe stata meno informata sulle inten– zioni di Sir Samuel se costui non avesse detto neppure una parola. Si Bibloteca Ginp Bianco

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