Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla. seconda guerra mondiale Tutto ciò che occorre alla vita di una popolazione decuplicata e di un grande esercito metropolitano ed indigeno, e cioè strade, acqua, viveri, baracche, collegamenti, ospedali e infinite altre necessità, è stato avviato a soluzione, malgrado le difficoltà che per varie ragioni, a cominciare dalle avversità, possono dirsi immense. La congestione del porto di Massaua, che ci diede ad un certo momento ansie ~osi vive, sta per finire... Con– sidero che il consuntivo del secondo semestre sarà ancora piu soddisfacente del primo. 6 Hailé Selassié continuò da Addis Abeba il dialogo col Duce median– te un discorso davanti alla sua Assemblea di Notabili - istituzione mol– to simile alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni in Italia. 7 Il signor Mussolini pretende la missione di incivilire il nostro popolo... L'Etiopia, che egli insulta, descrivendola come una nazione barbara, è profondamente imbevuta di rispetto per la parola data e per la santità dei trattati. Essa non vuole la guerra, ma s1 difenderà, se sarà attaccata. Poi si rivolse alla sua guardia del corpo: "È meglio morire liberi che vivere schiavi. Felice è chi muore per il proprio paese." Il ministro italiano ad Addis Abeba protestò energicamente. Il solo Duce d'Italia aveva il monopolio delle dichiarazioni "eroiche." Hailé Selassié tenne duro. E il 20 luglio disse al corrispondente del– l'Agenzia Reuter che lui rifiuterebbe qualsiasi risoluzione che implicas– se un protettorato o un mandato dell'Italia o di altro paese, tale da in– taccare l'indipendenza, la sovranità e la libertà del suo popolo. Mussolini rispose il 21 luglio con un'intervista concessa al sig. Hen– ry de Kerillis che, allora, era uno fra gli ammiratori del Duce, dato che il fuoco del Duce non era diretto contro la Francia: C'è una domanda pregiudiziale, a cui si deve rispondere riguardo all'Abissinia, ed è se l'Europa è ancora degna di adempiere nel mondo la missione di civiltà, su cui per molti secoli si è fondata la sua grandezza. Se non è degna, l'ora della sua deca– denza è suonata. La Società delle Nazioni è stata forse creata per fare questa con– statazione? È essa destinata ad essere il tribunale, davanti al quale i negri,- i popoli arretrati e i selvaggi del mondo citeranno le grandi nazioni che hanno rivoluzionato e trasformato l'umanità? È venuto il momento di decidere. Ho mobilitato altre due divisioni (Echo de Paris, 21-VII-1935). Il dialogo diventò una conversazione a tre quando (23 luglio) Bald– win ancora una volta annunziò che: "La politica estera del Governo si basa sulla Società delle Nazioni" e "Il Go– verno intende perseverare nella politica che ha seguito fin qui, e la Società delle Na– zioni resta l'àncora maggiore della politica britannica. " 8 6 DE BoNo, La conquista, pp. 123-24. 7 I membri delle due assemblee erano scelti, in Etiopia da Hailé Selassié, in Italia da Mussolini. Tutti rischiavano di perdere non solo il posto, ma anche la pelle, se non salutavano con 1,10 applauso unanime le dichiarazioni dei loro rispettivi capi. 8 Baldwin era "costretto a badare alla voce di undici milioni e mezzo di elettori, i cui voti potevano dare il tracollo alla bilancia la prossima volta in cui il Governo si fosse appellato al paese": ToYNBEE, Su,vey: 1935, II, p. 53. · 402 Biblou;;vd Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=