Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La colpa era di Lavai se assumere la ingrata parte di Mr. J orkins, mentre il Governo britannico recitava la parte del rispettabile Mr. Spenlow. Winston Churchill prese la stessa posizione di Sir Austen Chamber– lain, e si disse lieto di sentire dire da lui che l'Inghilterra non avrebbe agito in quell'affare "individualmente. e indipendentemente" dagli altri. Noi dobbiamo fare il nostro dovere, ma dobbiamo farlo insieme con le altre nazioni, e solo in accordo con obblighi che anche gli altri riconoscono. Noi non siamo abbastanza forti per agire come legislatori e rappresentanti del mondo intero. Faremo la nostra parte, ma non ci si può chiedere di fare piu che la nostra parte in affari di questo genere. Omise di chiarire se non incombesse al Governo britannico l'obbligo di proporre a Ginevra le misure necessarie per tenere a posto qualsiasi perturbatore della pace, lasciando agli altri la responsabilità di diso– norare i propri impegni. Affermò soltanto il bisogno di restar fedele all'in– tesa con la Francia, "intesa non mai cosf necessaria e vitale per noi come negli anni in cui stiamo per entrare." E deplorò che "una nube si fosse formata sopra la vecchia amicizia tra Gran Bretagna e Italia." Insomma an– che lui diede a Mussolini un segnale di "via." Un altro oratore affermò d"' interessarsi soprattutto al mantenimento della pace e della Società delle Nazioni." Se Laval rifiutava di associarsi all'Inghilterra nel fermare Mussolini questo avrebbe significato la fine del– la Società, senza parlare dell'intesa anglo-francese. Se Lavai consentiva il popolo inglese si sarebbe trovato impegnato "in una specie di guerra." Entrambe le eventualità si dovevano evitare. Per queste ragioni non si do– veva andare a Ginevra a fermare Mussolini. Ecco una maniera originale di mantenere la pace e la Società. Questo fu per Mussolini un altro se- 1 d . " . ,, gna e 1 via. Una donna - di nome Miss Graves - dichiarò "a rischio di essere chiamata una conservatrice filo-italiana, mentre non lo era," che occorreva essere "realisti." Forse era destino di ogni dittatore "uccidere od essere uc– ciso." Ma l'Italia andava avanti e niente poteva fermarla. La Francia non avrebbe alzato un dito. L'Italia aveva bisogno di uno sbocco per il suo ec– cesso di popolazione e sperava di trovarlo in Abissinia. Era dubbio se la guerra moderna avrebbe travolto le difese naturali di quel paese. In ogni modo "niente fermerà una nazione guidata dalla mano di un uomo che gli dei han~o forse fatto impazzire." Perciò çssa propose di prendere in considerazione la possibilità di offrire, attraverso la Società, un mandato all'Italia "per quella parte di Abissinia che confina con l'Eritrea e con la Somalia Italiana." "Si tratta in fondo del benesserè degli stessi abis– sini." Questa soluzione avrebbe assicurato anche l'avvenire della Società. Otto oratori domandarono che il Governo britannico adempisse le sue obbligazioni verso il Patto, e lasciasse al Governo francese la responsabili– tà di rifiutare la sua parte nell'azione collettiva. 399 Bibloteca Gino Bianco

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