Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla .seconda guerra mondiale Uno dei deputati inglesi che parteciparono alla discussione del- 1'11 luglio, Lloyd George, chiarf meglio di ogni altro gli elementi essen– ziali del problema. Fece osservare che il Governo britannico non era te– nuto a intervenire unilateralmente per prevenire una guerra italo-etiopi– ca; ma era altrettanto vero che Sir Samuel Hoare non solo rifiutava di agire unilateralmente, ma anche d'invitare gli altri membri della Società a quell'azione comune alla quale erano impegnati in base al Patto. Il mini– stro degli Esteri aveva reso "inconsapevolmente un cattivo servizio alla sua causa" quando aveva assicurato Mussolini di non aver mai preso in considerazione un blocco militare. Dando a Mussolini l'impressione che non aveva niente da temere, "si perdeva l'ultiµia speranza di evitare la guerra." "Se la Società non riesce a regolare la questione abissina, scom– pare l'ultimo vestigio della sua autorità." Il Governo britannico non dove– va esimersi dall'obbligo di ricercare d'accordo con i suoi alleati ed ami– ci, se fosse possibile un intervento efiicac~. Lloyd George fu interrot– to a questo punto dal deputato conservatore Lord Winterton: "Che cosa volete dire?" Lloyd George: "Sanzioni finanziarie ed economiche." Lord Winterton: "Questo vuol dire guerra." · Sir Austen Chamberlain convenne che il Governo britannico doveva assumersi il rischio di dire a Ginevra: "Siamo preparati ad adempiere le nostre obbligazioni derivanti dal Patto, se gli altri faranno altrettanto." Anche se dovremo usare questo linguaggio, ed altri ne saranno offesi, e noi torne .. remo a casa a mani vuote, abbiamo questo debito verso l'onore del nome britannico e gli sforzi che i nostri governanti succedutisi al potere hanno compiuto per fare della Società delle Nazioni una forza reale nella vita internazionale per la pace e la sicu– rezza di tutti noi. E continuò a spiegare che sanzioni economiche non si potevano appli– care senza un blocco militare, e che un blocco era un atto di guerra. Ma si guardò dall'affermare se tale eventualità dovesse o no essere accettata, e dal mettere in evidenza il fatto che Mussolini avrebbe trovato virtualmente impossibile dichiarar guerra all'Inghilterra, alla Francia e a tutti gli altri paesi della Società, nel caso che si facesse proprio sul serio e che l'In– ghilterra assumesse la direzione. Soprattutto si guardò bene dal dire che c'era flagrante contraddizione fra il dichiararsi pronti ad uniformarsi agli obblighi prescritti dal Patto della Società, e lo schivare le sanzioni econo– miche, perché anche queste significavano guerra. Ciò che Sir Austen e i suoi amici politici cercavano a Ginevra non era chi assecondasse il Go– verno britannico nel prevenire la guerra in Africa Orientale, ma chi potes- fosse una mascherata deliberatamente concertata per tenere a bada un uditorio vasto quanto il mondo." TOYNBEE, Survey of lnternational Aflairs, 1935, Il, p . .31. La mancanza di buona vo– lontò nel Governo britannico fu ignorata da Sir Alfred Zimmern, alto funzionario britannico nella Società delle Nazioni, quando scrisse che "c'era, naturalmente, una difficoltà immediata ed in– superabile - l'atteggiamento della Francia sotto il Governo Lavai" (The testing of the League, p. 379). C'era anche la connivenza del Governo britannico con Lavai e con Mussolini. , 398 Bibloteca Gino Bianco

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