Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La colpa era di Lavai no francese di associarsi a noi nel bloccare militarmente l'Italia o che noi stiamo preparando qualche forma isolata di pressione." Allo stato attuale delle cose, e finché c'è una Società delle Nazioni efficiente e c'è un sistema di sicurezza collettiva, siamo pronti e disposti a fare tutta la nostra parte nella responsabilità collettiva. Noi già sappiamo che la parola "collettiva" era al solito la scappatoia, te– nuta aperta per tutte le evasioni. Il Patto della Società non richiedeva l'" unanimità'' di tutte le nazioni associate per far rispettare la pace con la forza. Esso noi?-poteva naturalmente imporre ad un singolo Governo un'a– zione che quello fosse incapace di eseguire. Sarebbe stato ridicolo preten– dere che l'Irlanda dichiarasse guerra alla Germania, se quest'ultima minac– ciava l'Austria. Ma ogniqualvolta esisteva una possibilità di azione effi– cace, tale azione diventava imperativa per i Governi che consideravano il Patto come qualche cosa di piu che una vuota beffa. Nella crisi cino-giap– ponese del 1931-32, il Governo britannico aveva potuto sostenere non sen– za qualche apparenza di ragione che non poteva agire data la politica de– gli Stati Uniti. Nella crisi del 1935, la Gran Bretagna e la Francia con la Piccola Intesa avrebbero potuto mettere insieme forze imponenti per far intendere ragione a Mussolini. Ma qualcuno doveva prendere l'iniziativa di un'azione "collettiva'' e proporla agli altri. Se ognuno, prima di muover– si, aspettava che si muovessero gli altri, l'" azione collettiva" degenerava in "inazione collettiva." La commedia diventerebbe anche piu ridicola se ognuno, prima di muoversi aspettasse non solo un'azione "collettiva" ma un'azione "unanime." Era chiaro nel 1935 che Laval non avrebbe preso nes– suna iniziativa. E nessuno certo poteva aspettarsi che la prendessero l'Afghani– stan o il Paraguay. L'iniziativa poteva essere presa solo dal Governo britanni– co. Toccava a questo di mettere Laval con le spalle al muro, chiedendogli se intendesse o no rispettare il Patto. Questa iniziativa non fu mai presa da Sir Samuel Hoare. Costui sapeva che Laval si sarebbe rifiutato ad un'a– zione contro Mussolini. Perciò era pronto a tirarsi fuori dell'affare, pur deplorando la mancanza di responsabilità "collettiva." D'altra parte, La– val sapeva che Sir Samuel non sarebbe stato afflitto se fosse stato messo in grado di affermare che la responsabilità collettiva non funzionava. Tutti ricordano quel che M. Spenlow dice a David Copperfield del suo stipendio: "Io ho un socio. Mr. Jorkins ha le sue idee. Io non voglio dire che cosa farei su questo punto se non fossi vincolato. Ma sono tenu– to a rispettare le idee di Mr. Jorkins. Mr. Jorkins è irremovibile." Nella questione etiopica i diplomatici francesi e britannici ~i erano accordàti a non andare d'accordo. Sir Samuel Hoare faceva la parte dell'angelo buono, Mr. Spenlow, che era tenuto a rispettare l'opinione di Mr. Jorkins, e la– sciava la parte del demonio, Mr. Jorkins, a Laval. 3 3 "A volte era difficile resistere all'impressione che questa evidente distribuzione di parti 397 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=