Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Lohengrin va a Roma obbligo individuale (differente da un obbligo collettivo), e non dovremmo tentare di metterci sulle spalle l'intero peso cli mantenere la pace. Ma se alla fine si dimostrasse che la Società delle Nazioni è incapace di un intervento effettivo per impedire questa guerra, diventerebbe impossibile mantenere la finzione che la sua esistenza sia in alcun modo giustificata... Sembra assolutamente impossibile che Laval voglia consentire a nulla che possa metterlo in urto con Mussolini. Eppure se costui va avanti, silurerà la Società delle Nazioni, e i piccoli Stati dell'Europa faranno alle corse a chi arriverà prima a Berlino... Se i membri della Società delle Nazioni, per paura delle conse– guenze, dicessero che intendono assistere inattivi a quanto minaccia di avvenire, noi dovremmo notificare al resto del mondo che ognuno deve badare da sé ai fatti propri e il diavolo si prenda il resto. 12 Fra i membri della Società delle Nazioni, l'Ing4ilterra era la piu im– portante. Adottando la parola astratta "la Società," Chamberlain portava via la responsabilità dai politicanti francesi e inglesi, dai quali dipendeva ogni effettiva autorità della Società, e la dava alla "Società." Quanto a Mussolini, egli scrisse a De Bono: Puoi immaginare la mia risposta. L'atteggiamento ingles~ ha giovato invece che nuocere... Hai dunque soltanto 120 giorni per prepararti. 13 È ovvio che durante la discussione con Eden la pos1z10ne di Mussoli– ni era piu forte di quella di Eden. Mussolini aveva in tasca non solo l'ac– cordo del 1925 con Chamberlain, ma anche l'intesa del gennaio 1935 con Laval. Che cosa gli offriva Eden in luogo di questi accordi? Che cosa voleva? Sconfessare l'accordo del dicembre 1925? - No. E anche il Duce voleva mantenerlo, facendo ciò che gli pareva nella propria sfera d'influenza, e rispettando gli interessi britannici nella regione del Lago Ta– na. Il Patto della Società faceva obbligo a Mussolini di adottare procedu– re pacifiche in ogni controversia internazionale. - V ero. Ma perché il Go– verno di Sua Maestà si metteva proprio ora a prendere sul serio il Patto? L'aveva forse preso sul serio, quando Mussolini aveva occupato Corfu nel 1923? L'aveva preso sul serio durante la crisi cino-giapponese del 1931- 32? Lo prenderebbe sul serio domani, se ritenesse opportuno buttare nel cestino quella mistificazione, quella beffa, quell'inganno? D'altra parte Eden non affermò mai esplicitamente che il Governo di Sua Maestà avrebbe appli– cato seriamente le sanzioni previste dal Patto. Come poteva allora sperare di spaventare il Duce con una pistola scarica? Con l'offrire un altro de– serto, mentre prendeva l'Etiopia sotto le sue ali, il Governo britannico fa– ceva nell'Africa Orientale il gioco tradizionale dell'equilibrio tra il piu forte e il piu debole. Era l'Italia tenuta a secondare tale gioco? L'opinione pubblica britannica condannava la guerra? E che importava al Duce del– l'opinione pubblica britannica? Era forse un candidato nelle elezioni britan– niche? Quante volte doveva dire al popolo "dai quattro pasti al giorno" lZ FElLING, pp. 265, 268. 13 DE BoNO, La conquista, p. 116. Villari, naturalmente, ignora questo documento dato che deve assegnare ad Hailé Selassié la parte del provocatore. 391 Bibloteca Gino Bianco

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