Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale Quando questo documento - vero documento--chiave, se si vuol ca. pire la politica brjtannica in questo affare - fu pubblicato a Roma nel feb. braio 1936, Eden affermò nella Camera dei Comuni (24 febbraio) che l'indiscrezione molto probabilmente aveva avuto luogo a Parigi. Per fare questa supposizione, doveva sapere che il Governo britannico aveva comu– nicato il documento al Governo francese. Cosf, mentre Londra sapeva già in gennaio che Lavai aveva dato mano libera a Mussolini, anche Parigi in giugno seppe che il Governo britannico non aveva alcuna ragione di ritor– nare sull'accordo Chamberlain-Mussolini del 1925. Si può sospettare che Laval a sua volta abbia trasmesso il documento Maffey a Mussolini, dando– gli con ciò motivi anche piu decisivi per continuare nella sua strada. Certo né Baldwin, né Hoare, né Eden dovettero aspettare che fosse loro consegnata ufficialmente la relazione Maffey per conoscerne le decisioni. Bi– sogna tener presente questo fatto mentre si osserva la discussione che eb– be luogo sulla questione etiopica nella Camera dei Comuni il 7 giugno. Il Maggiore Attlee, allora se~plice deputato laburista, rilevò che, mentre la decisione degli arbitri era ancora pendente, l'Italia continuava senz'inter– ruzione i preparativi militari: Se si viene meno all'impegno di rinunciare alla forza, e questa mancanza trova l'acquiescenza nella Società, voi discreditate di fatto tutto il sistema della Società e del Patto. Questo incidente offre oggi una grande opportunità per ristabilire l'autorità della Società e il regime della legge in Europa. Noi chiediamo che il nostro Governo faccia una chiara affermazione. Noi vogliamo si dica al sig. Mussolini che questo Governo, al pari di altri Governi, sostiene il Patto contro uno Stato aggressore, che ritiene questa materia di natura tale da implicare il nostro onore e i nostri interessi vitali, che il rifiuto di accettare l'autorità della Società rappresenta il rifiuto fatto da un aggressore, e che in tal caso, in base agli art. 10 e 16 del Patto, noi saremo tenuti a non prestare alcun aiuto all'aggressore, anzi, al contrario, dovremo agire contro di lui ... La Società sarà completamente distrutta se nel suo interno, vi sono potenze a cui è data facoltà di compiere imprese imperialiste e da filibustieri. Secondo Attlee, "il punto vitale nella questione" era il controllo del Canale di Suez. L'Italia doveva essere avvertita che non avrebbe potuto usare il Canale di Suez. "Una dichiarazione si dovrebbe fare ora"; "la questione era già andata troppo avanti." Cosf Attlee sollevava integralmen– te il problema delle sanzioni - un problema che doveva acquistare pri– maria importanza nei mesi seguenti. Baldwin aveva la sua opinione sulle sanzioni e l'aveva espressa nella Camera dei Comuni fino dal 18 maggio 1934: Quando voi vi trovate innanzi alle sanzioni voi vi trovate innanzi alla guerra ... Non esiste una sanzione efficace che non significhi guerra. In altre parole, se voi vi disponete ad adottare una sanzione, dovete essere preparati alla guerra. Se adottate una conto stranamente inadeguato del documento Maffey, e afferma che esso "confuta l'affermazione dei pubblicisti italiani che nel farsi campioni del Patto gli inglesi mascheravano una sollecitudine egoistica per interessi britannici locali. Il fatto è che la relazione Maffey si preoccupava d'interes– si britannici locali." 384 Bibloteca Gino Bianco

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