Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Bib. Preludio alla seconda_ guerra mondiale patta popolazione italiana; 2) le città di Gorizia e Trieste e l'Istria occiden– tale, abitate da una maggioranza italiana e da una minoranza slava; 3) il Tirolo meridionale, in italiano Alto Adige, di po~lazione tedesca quasi compatta; 4) il retroterra di Gorizia, di· Trieste e dell'Istria occidentale, abitato da una compatta popolazione slava; 5) una notevole enclave nella Dalmazia. settentrionale, e molte delle isole prospicienti le coste della Dal– mazia, che erano abitate da popolazione strabocchevolmente slava; 6) mano libera in Albania; 7) "equi" compensi coloniali per gli a_cquisti che Inghil– terra e Francia avrebbero fatti nel Medio Oriente e in Africa. La promessa 5 era stata fatta con riluttanza dopo ardui negoziati; e nella promessa 7 alla parola "equi" (e non "equivalenti") si poteva far dire tutto e niente. Sonnino, lo sapeva. Ma aveva fondato i suoi piani sul pre– supposto che la guerra sarebbe finita senza né lo smembramento dell'Au– stria-Ungheria né la completa sconfitta della Germania. Se i suoi alleati inglesi, francesi e russi non si fossero attenuti ai loro impegni, o non vi avessero dato l'interpretazione eh'egli voleva, egli avrebbe potuto minac– ciarli di associarsi contro di loro in una nuova Triplice Alleanza con una Germania ancora formidabile e un'Austria-Ungheria ancora potente. La guerra condusse al collasso totale della Germania e allo smembra– mento dell'Impero austro-ungarico. Inoltre si formò la Jugoslavia (regno unito dei serbi, croati, e sloveni). Sonnino, alla Conferenza della Pace, ot– tenne senza difficoltà che fossero mantenute le promesse 1, 2, 3 e 6, ma dové disputare sui punti 4 e 5, col neonato Governo jugoslavo e non con gli Absburgo, che erano scomparsi dalla scena. Il problema di Fiume aggravò le difficoltà italiane. Fiume era abitata da una maggioranza italiana, e nell'Impero austro-ungarico aveva uno sta– tuto di città libera, press'a poco come Amburgo in Germania. Sonnino, nel Trattato di Londra, aveva impegnato il Governo italiano a lasciare Fiume alla Croazia, perché riteneva che la Croazia avrebbe continuato a costituire parte integrante dell'Impero austro-ungarico, e questo avrebbe avuto bisogno di Fiume quale sbocco al mare, dopo avere perduto Trieste. Quando la guerra fin1 con lo smembramento dell'Impero e con la creazione della Jugoslavia, la maggioranza italiana della città di Fiume si ribellò all'idea di essere privata delle sue tradizionali immunità e abbandonata alla mercé de1 croati. Tutti gli italiani d'Italia, indipendentemente dalla loro fede politica, appoggiavano gli italiani di Fiume. Anche quelli che intendevano arrivare a un amichevole compromesso tra Italia e Jugoslavia, domandavano che la città conservasse almeno la tradizionale autonomia sotto il protetto– rato dell'Italia. La questione non era in sé di grande importanza. Come osservò un giornalista americano, gli italiani strillavano per un'arancia nel– l'Adriatico, dimenticando che altrove erano disponibili miniere d'oro. C'era per il Governo italiano un solo modo di risolvere questo pro– blema: non esigere il rispetto rigido del Trattato di Londra, ma usarlo come base per negoziare una soluzione migliore. I Governi dell'Inghilterra e della 14 Gino Bianco

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