Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale gior chiasso possibile per non essere ignorato. Bisogna rendergli la giusti– zia di riconoscere che non risparmiò mai né discorsi né interviste per far co– noscere al mondo intero la sua intenzione di attaccare l'Etiopia. Mai prima di allora nella storia una guerra è stata cosi'.clamorosamente annunciata per nove mesi. Mussolini introdusse questa innovazione nella tecnica diplomatica.3 Pro– babilmente sperava d'intimorire gli etiopici e indurli a sottomettersi, facendo sfoggio di forze schiaccianti e di volontà eroica. Nello stesso tempo doveva suscitare in Italia la psicosi di guerra. FalH completamente nel primo obbiettivò. Ricordando di aver annientato un esercito italiano ad Adua, quarant'anni prima, gli etiopici si credevano an– cora invulnerabili dietro le loro difese naturali. Erano sicuri di poter arre– stare i carri armati e gli aeroplani con armi primitive. Anche se avesse po– tuto concludere un compromesso con Mussolini, Hailé Selassié non avrebbe potuto attuarlo in un paese feudale, dove molti fra i capi delle tribu locali erano pronti a cogliere ogni pretesto per ribellarsi e rovesciarlo. Quanto all'Italia, Mussolini non era ancora riuscito, neppure nell'estate del 1935, a scuotere la massa della popolazione da una profonda apatia pro– vocata dagli abusi della "propaganda" e da nove anni di crisi economica. Viceversa egli provocò una tempesta in Inghilterra. Il referendum, ini– ziato quando nessuno prevedeva una guerra italo-etiopica, diventò, durante la prima metà del 1935, una dimostrazione di ostilità contro la politica di Mussolini. Non ci fu conflitto fra Mussolini e i capi del Partito conservatore britannico. Il conflitto si sviluppò fra Mussolini e il pubblico britannico, cioè quei liberali, laburisti e, in generale, quegli uomini e quelle donne - anche del Partito conservatore - che nel 1922 avevano cacciato via Lloyd George non appena aveva tentato di entrare in guerra con la Turchia. Nel 1935 i leaders conservatori britannici si trovarono nella sfortunata posizione di essere responsabili verso un popolo che era abituato a dire la sua sulla politica del proprio Governo. Se si fossero disinteressati della que– stione italo-etiopica mentre Mussolini stava per attaccare l'Etiopia, essi avreb– bero perduto molto terreno nelle elezioni generali che dovevano avvenire nell'autunno seguente! Inoltre, se il Gabinetto di Londra avesse ignorato ciò che stava accadendo in Africa Orientale, le piccole potenze avrebbero capito 3 Sir Herbert Samuel, leader del Partito liberale alla Camera dei Comuni, disse il 1° agosto 1935: "Sono stati fatti di volta in volta molteplici tentativi per determinare che cos'è, di fatto, un aggressore. Secondo una formula è aggressore chi rifiuta un arbitrato imparziale sul merito di una disputa. Secondo un'altra proposta aggressore è chi viola apertamente il Patto Kellogg e usa la guerra quale strumento di politica nazionale. Secondo un'altra definizione aggressore è chi in una disputa è il primo a mandare le sue forze armate al di là dei confini. Qualunque definizione si prenda, apparirebbe dai discorsi del sig. Mussolini che egli si adopera a incarnare tutte le defi– nizioni che sono state proposte... Ne consegue necessariamente che la Società verrà meno al suo dovere se non prenderà cognizione di questi fatti. Se la sicurezza collettiva non deve diventare una finzione, se è vero, come afferma il Governo che la Società delle Nazioni è la pietra angolare della politica britannica, se dobbiamo aver riguardo ai sentimenti diffusi fra milioni dei nostri elettori quali risultano fra l'altro dal recente referendum sulla pace, allora certo non possiamo concordare con coloro i quali vorrebbero che questo paese si lavasse le mani di questa disputa." • Lord Lothian, alla Camera dei Lords, 23 ottobre 1935: "lo credo che ciò che accadde fu che undici milioni di votanti e un'imminente elezione generale costrinsero ad una decisione improvvisa di cui non furono misurati in pieno gli effetti." 366 Biblo eca Gino Bianco

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