Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La diga del Lago Tana 11, secondo il quale non solo "ogni guerra" ma "ogni minaccia di guerra" doveva interessare la Società, e nel caso che sorgesse un pericolo di quel genere, il Consiglio doveva agire "senza ritardo." Anche se fino al mag– gio il volume dei preparativi italiani non avesse svegliato Eden dal suo letargo, lui stesso dové ammettere che nel maggio la situazione aveva co– minciato ad apparire seria. Se il Governo italiano pretendeva che i suoi preparativi erano difensivi, doveva essere stato minacciato da qualcuno. D'altra parte, il Governo etiopico invocava l'intervento della Società delle Nazioni dando la ragione che i preparativi difensivi di Mussolini miravano a preparare operazioni offensive. Il pericolo di guerra era evidente. In quel– le condizioni l'articolo 11 del Patto non poteva essere accantonato sotto il pretesto che ogni Governo avesse il diritto di prendere in sua difesa le pre– cauzioni a suo parere necessarie. Eden aveva anche innanzi a sé le di– chiarazioni fatte il 14 maggio dal sottosegretario del Gabinetto Mussolini, e dallo stesso Mussolini. Quelle parole diminuivano qualsiasi residuo dub– dio sulla gravità della situazione. Discutendo lo stesso soggetto ancora una volta nella Camera dei Co– muni, il 18 giugno 1936, Eden si attribuf il credito per la deliberazione, che, secondo lui, aveva affermato nel Consiglio il diritto, fino allora conte– stato dall'Italia, "di seguire il corso della disputa," e aveva "ottenuto che il principio e la procedura della conciliazione fossero accettati." Se avesse voluto dire la intera verità, avrebbe aggiunto che in quel modo fu pe~duto il tempo necessario per aspettare che finisse la stagione delle piogge. 363 BiblotecaGino Bianco

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