Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale lebrità francesi. Un gruppo d'industriali francesi visitò Roma, Venezia, Vi– cenza, Milano e Torino, e tornò in Francia levando al cielo lo Stato cor– porativo di Mussolini. Cinquanta ragazzi e ragazze, membri delle "Jeunes– ses Patriotes" francesi andarono a Roma, e 2000 veterani di guerra france– si comparvero (a spese di chi?) a Genova, Roma e Napoli evocando dap– pertutto manifestazioni di fratellanza italo-francese. Il ministro francese del Commercio vistò la Fiera di Milano, e firmò un accordo commerciale. In maggio una squadra francese visitò i porti italiani, cominciando a Napo– li e finendo a Venezia, fermandosi en route alla base jugoslava di Cattaro senza provocare alcuna indignazione nella stampa mussoliniana, dato l'af– fetto italo-jugoslavo. Il ministro francese dell'Aria venne a Roma, dove lui e Mussolini firmarono una serie di convenzioni tendenti a facilitare il commercio aereo fra i due paesi. A Parigi fu aperta un'esposizione di arte italiana, la Venere di Botticelli servi'.quale mezzana fra Lavai e Mussolini. Il Governatore di Roma venne in visita ufficiale alla città di Parigi. In giu– gno il Governo francese consenti'. a cessare le pressioni sugli operai italiani immigrati in Francia perché accettassero la cittadinanza francese se vole– vano evitare il rimpatrio. Eden, che rappresentò il Governo inglese nei negoziati del maggio, eb– be la audacia di fare ai suoi oppositori, alla Camera dei Comuni dell'll luglio 1935, · la domanda seguente: "Venimmo noi forse meno ai nostri obblighi quando la disputa etiopica venne innanzi al Consiglio della So– cietà?" Era sicuro che tutti avrebbero risposto: "No, no davvero!" Ri– tornò ancora una volta sullo stesso punto, sempre nella Camera dei Co– muni, il 23 ottobre 1935. Secondo lui, fino al maggio l'invio di truppe ita– liane nell'Africa Orientale era stato "una operazione perfettamente legit– tima, dal momento che ogni nazione ha, secondo il Patto della Società, il diritto di mandare truppe in qualunque parte dei suoi territori." "Fu il volume di quei rinforzi che cominciò a preoccupare nel maggio"; ma an– cora nel maggio "l'atteggiamento del Governo italiano era che quelle ope– razioni militari erano essenzialmente difensive 119 ; esse non potevano forma– re oggetto per critiche di qualunque genere. In queste condizioni, il Con– siglio della Società delle Nazioni poteva solamente assicurarsi che sarebbe stata seguita la procedura dell'arbitrato e stabilire un termine per la du– rata della procedura. Queste spiegazioni avrebbero potuto essere prese sul serio 10 solamente se il Patto della Società delle Nazioni non avesse mai contenuto l'articolo 9 "A fine febbraio" del 1935, Sir John Simon e Eden sapevano degli "enormi preparativi che Mussolini faceva per una eventuale spedizione in Abissinia ... Non c'era nessun segno che Mus– solini avesse abbandonato la intenzione di invadere l'Etiopia. Tutti sapevano che godevano di un'attesa, dovuta solamente alla stagione delle piogge in Etiopia, quando le operazioni militari erano impraticabili" (WILSON, Diplomat between wars, p. 308, 311). 19 Wilson le prende sul serio: "Nuovamente nel maggio il Consiglio si riuni e ottenne lo scopo di affermare il proprio interesse (sic) nella disputa italo-etiopica. Il delegato di Mussolini consenti alla giurisdizione della Società dopo molte resistenze, e solo sotto energica pressione pri– ma della Gran Bretagna, e in seconda linea della Francia" (Diplomat between wars, p. 310). 362 BiblotecaGino Bianco

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