Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La diga del Lago Tana fissato "le condizioni necessarie per una collaborazione efficace fra i due paesi"; per conseguenza le relazioni fra i due popoli erano molto miglio– rate. "Speriamo che in avvenire non accadrà nulla che possa turbarle di nuovo." Questo equivaleva ad affermare che l'intera struttura dei rapporti franco-italiani dipendeva dall'atteggiamento del Governo francese nella que– stione etiopica. Il Duce non era eccessivamente turbato dal riarmo germanico. "Il mon– do si trovava di fronte ad un fatto compiuto. Tutti subito si convinsero che tale fatto compiuto era inevitabile." Fra l'Italia e la Germania c'era " l hl " d'". . 1 " l'A . M so o un pro ema, importanza essenz1ae, ustna. a non era un problema esclusivamente italiano. Era un problema europeo. La Fran– cia e Hitler furono cos1 informati che il Duce poteva ancora mutare avvi– so riguardo all'Austria se la situazione europea si fosse modificata. In ogni caso, l'Italia fascista non intendeva limitare la sua missione storica ad un solo problema politico per quanto cos1 vitale come la difesa del con– fine del Brennero. "Tutti indistintamente i nostri confini, nella madrepa– tria e nelle colonie, sono sacri. Essi devono essere attentamente difesi contro qualsiasi minaccia anche potenziale." La minaccia etiopica contro le colo– nie italiane era, secondo lui, non potenziale ma attuale. In quei giorni Mussolini esaminò se non era il caso di denunciare il trattato del 1928. Abbandonò l'idea perché esso poteva essere ancora usu– fruito per guadagnare tempo. Perciò scrisse a De Bono: Si è parlato perfino di un "passo" [dei governi di Parigi e di Londra] ... Ho fatto intendere che non torneremo indietro a nessun costo... Intanto con la nomina dei due arbitri da parte italiana supereremo il prossimo Consiglio della Società delle Nazioni, ma in settembre saremo da c.ipo. Può darsi che, allora, sia necessario il nostro distacco da Ginevra. È appunto in vista di questa eventualità che è assolutamente indispensa– bile non spostare la data di ottobre che abbiamo stabilito per l'inizio delle eventuali operazioni. Per quell'epoca è pregiudiziale che tu abbia sul posto al completo le dieci divisioni metropolitane. 8 Quanto piu la minaccia di un'aggressione etiopica contro l'Italia ve– niva sventolata da Mussolini, tanto piu numerose diventavano le manife– stazioni di cordialità franco-italiana. Nell'aprile del 1935 gli attori della Comédie Française andarono in tournée a Roma, Firenze, Venezia, Mila– no e Torino, e ai critici drammatici italiani furono impartite direttive di manifestare il massimo entusiasmo per le rappresentazioni di quelle ce- 8 DE BoNO, La conquista, pp. 109-10. Quando le truppe anglo-americane occuparono Roma, nel giugno 1944, i funzionari fascisti mandarono molti documenti nell'Alta Italia. Nel 1945 que– sti documenti caddero nelle mani dei vincitori (per subire chi sa quali "epurazioni") o di pri– vati. Nel dicembre 1945 un gruppo di 375 lettere, telegrammi e altri documenti degli anni 1934-36 fu messo in vendita in Roma. Essendo illegale b pubblicazione di documenti segreti dal 1870 in poi, il Governo italiano ne vietò la vendita (LT. 20-1-46). La corrispondenza di Mussolini coi capi militari della campagna etiopica fu pubblicata - non sappiamo se in parte. o tutta - da R. Lalli nel settimanale di Milano Oggi del dicembre 21 e 28, 1947, e gennaio 4 e 11, 1948, sotto il titolo La campagna di Etiopia per telegramma. Da un documento pubblicato nel numero del 21 dicem– bre apprendiamo che il 28 maggio Mussolini domandò la opinione di De Bono sull'idea di de– nunciare il trattato. 361 Bjbloteca Gino Bianco

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