Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La diga del Lago Tana [Sir Austen] gli disse che se l'Italia cercava una soluzione con le armi, l'effetto sull'opinione pubblica britannica sarebbe stato deplorevole. Per lo meno avrebbe susci– tato sia in Parlamento sia nella stampa, commenti che inevitabilmente avrebbero pro– vocato ritorsioni da parte italiana, e quindi avrebbero amareggiato le relazioni anglo– italiane. Sir Austen mise anche in evidenza il fatto che era impossibile tenere una nor– ma per la Germania e un'altra per l'Italia, e che si sarebbe delineato uno spiacevole contrasto fra la posizione assunta dal Governo italiano a Stresa e a Ginevra e la sua azione in Africa. Il diritto pubblico europeo sarebbe stato indebolito e la Germania incoraggiata a nuovi atti di aggressione proprio nel momento in cui le tre potenze di Stresa stavano cercando di frenarla... Sir Austen •dichiarò che egli ed altri amici del– l'Italia avrebbero considerato non senza grave preoccupazione la eventualità che una parte considerevole delle forze italiane fosse bloccata per un tempo indeterminato in Abissinia, mentre la situazione in Europa era tanto critica e la Germania non aveva dato alcuna assicurazione di rispettare l'indipendenza dell'Austria o di astenersi da ulte– riori interferenze negli affari interni di quel paese. Per conto suo egli non aveva alcun dubbio sull'esito di un conflitto fra Italia e Abissinia, ma questo poteva richiedere un grande corpo di truppe in Africa. Parole, parole, parole. Le sole parole, che avrebbero forse fermato Mus– solini - l'annuncio chiaro e tondo che egli avrebbe trovato l'Impero britan– nico dietro la Società delle Nazioni - queste parole non furono mai pro– nunciate né da Sir Austen né da alcun altro capo del partito conservatore. Né poteva alcuno pronunciarle, dato che nessuno si sentiva in èliritto di. fatlo alla luce dell'accordo del dicembre 1925 e dopo che il Governo britannico aveva ottenuto tutto ciò che aveva voluto nell'affare di Mossul e stava per ottenere quel che voleva nell'affare del Lago Tana. Nessuna meraviglia per– ciò che Sir Austen venisse via dall'incontro "con l'impressione" che Grandi "non avesse alcuna speranza di poter distogliere Mussolini dal suo propo– sito. "6 Il peggio venne quando la stampa pubblicò la notizia del possibile accordo anglo-etiopico sulla diga del Tana. La reazione di Mussolini fu immediata. Il 14 maggio il sottosegretario italiano alle Colonie informò il Senato che il Governo avrebbe fatto il suo dovere "in tutti i campi e fino alla fine." Poi Mussolini in persona negò che "passi diplomatici" franco-britan– nici fossero stati fatti a Roma; "in vista dello stato attuale delle relazioni ita– lo-franco-britanniche non era probabile che ne venissero fatti neppure in avvenire." "Manderemo tanti soldati quanti riteniamo opportuno, e nessu– no può arrogarsi l'intollerabile diritto d'interrogarci sulla natura e l'impor– tanza delle nostre precauzioni." Lui era pronto a nominare i due rappresen– tanti italiani nella Commissione di arbitrato; tuttavia, data l'entità degli ar– mamenti etiopici e l'esaltazione anti-italiana che si diffondeva in Etiopia, specialmente fra i capi di tribu locali, era inutile coltivare illusioni sul risul– tato dell'arbitrato. L'atteggiamento degli amici britannici non era fatto per scoraggiare il Duce. Il 15 maggio il Times di Londra beatamente aff~rmò che "la Gran 6 PETRm, Li/e and Letters of Austen Chamberlain, II, p. 403. 359 BiblotecaGino Bianco

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