Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale fonti. Perciò possiamo accettarla come corretta, per lo meno nella parte es– senziale. Possia1no dunque affermare che il Governo britannico già ai primi di maggio sapeva che Mussolini, per quanto deciso ad entrare in guerra, avrebbe accettato un mandato sull'Etiopia o un implicito protettorato simile a quello esercitato dall'Inghilterra sull'Egitto. In entrambi i casi, se Hailé Selassié avesse rifiutato, Mussolini avrebbe acquistato il diritto d'iniziare non una "guerra" ma un'" operazione di polizia." Il guaio era che la spavalde– ria di Mussolini aveva esasperato il pubblico britannico e questo rendeva impossibile qualunque compromesso di qualsiasi genere. Mentre proseguivano tra Londra e Roma vani scambi di vedute, il sot-. tosegretario italiano alle Colonie annunciò il 7 m;iggio, alla presenza di Mussolini, che l'incidente di Ual-Ual rientrava in un problema piu vasto e piu complesso, cioè nell'intero problema etiopico, il quale doveva essere ri– solto nel suo insieme. La questione interessava non solo l'Italia, ma anche la Francia e l'Inghilterra, le cui colonie, come quelle dell'Italia, erano mi– nacciate dal disordine che regnava in Etiopia. Cos1 la dichiarazione, fatta privatamente a Londra il 29 aprile, diventò pubblica ed ufficiale. Se Hailé Selassié cercava di mettere ordine nel caos feudale del suo impero, minacciava la sicurezza delle colonie italiane. E se non riusciva a mettere in ordine la sua casa, il disordine minacciava la sicurezza non solo delle colonie italiane, ma anche di quelle britanniche e francesi, e il Duce era disposto a garantire la sicurezza di tutti a proprie spese. Hailé Selassié fino a questo momento non aveva commesso errori. La sua tecnica nel presentare il suo caso alla Società delle Nazioni e all'opinione mondiale era stata impeccabile. I suoi consiglieri europei lo avevano servito bene. La sua astuzia orientale lo trad1 quando cercò d'inserire un cuneo fra il Governo britannico e Mussolini, concedendo al primo la diga del Lago Tana. Il 10 maggio invitò i Governi britannico ed egiziano ad aprire nego– ziati per la costruzione della diga. Che cosa potesse sperare di ottenere in cambio di questa concessione, non è chiaro. Il Governo britannico, con– forme all'accordo del 1925, avrebbe dovuto "assicurare una corrispondente soddisfazione" a Mussolini. La spavalderia di Mussolini aveva spianato la via per la con~essione della diga, ma Mussolini aveva ora il diritto di aspet– tarsi il "cordiale" appoggio del Governo britannico alle sue pretese. L'iniziativa di Hailé Selassié non spuntò di notte come un fungo. L'im– peratore deve averla discussa con il ministro britannico ad Addis Abeba, e quest'ultimo deve aver riferito l'offerta a Londra prima che fosse annun– ziata ufficialmente. Londra cercò di salvare capra e cavoli. In conseguenza Sir Austen Chamberlain, autore degli accordi del dicembre 1925, ebbe (10 maggio) per desiderio di Sir John Simon, una conversazione con l'ambasciatore italiano a Londra, "il suo vecchio amico" Dino Grandi. 358 Biblo eca Gino Bianco

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