Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

La Conferenza di Stresa il Governo britannico avesse voluto far onore agl'impegni assunti nel fir– mare il Patto della Società, e in gennaio avesse assunto un atteggiamento energico, chiaro e costruttivo rimanendo fedele al Patto, avrebbe avuto l'ap– poggio di tutto il Consiglio. Se Mussolini avesse preferito romperla col Con– siglio piuttosto che cedere, si sarebbe trovato per nove mesi nell'impossibilità fisica di entrare in guerra, causa la stagione delle piogge in Abissinia. Il semplice fatto della rottura con il Consiglio della Società avrebbe significato che i preparativi di guerra italiani nel corso di quei nove mesi avrebbero dovuto essere proseguiti con la sicura coscienza che, se fosse scoppiata la guerra, avrebbe implicato un conflitto, non solo con l'Abissinia, ma anche con gli altri membri della Società. Mussolini avrebbe dovuto cedere oppure affrontare il pericolo che il suo regime crollasse in pochi mesi. Il conflitto sarebbe stato presto liquidato. Non si può essere sicuri che il regime di Mussolini sarebbe crollato "in pochi mesi" se si fosse trovato di fronte a gravi ostacoli. I regimi totalitari possono superare lunghi periodi di tensione, terrorizzando la popolazione disorganizzata e disarmata. Dal 1936 al 1943 il regime fascista resisté allo sforzo della guerra di Spagna e della seconda guerra mondiale, non ostan– te il fatto che l'una e l'altra fossero profondamente impopolari in Italia. Finché la struttura armata di un'amministrazione totalitaria non viene sman– tellata da forze armate che penetrano dal di fuori, essa non crolla. 22 L'unica congettura, che si può legittimamente fare, è che se il Governo britannico avesse promesso a Lavai il suo pieno appoggio contro un attacco germa– nico - ciò che gli scrittori del New Statesman chiamavano "l'organizza– zione della sicurezza collettiva in Europa" - Laval avrebbe forse lasciato in asso Mussolini, e Mussolini avrebbe cambiato idea. Ma Mussolini sapeva benissimo che il Governo britannico si sarebbe attenuto all'intesa con Cham– berlain del dicembre 1925. E Laval era legato dall'intesa del gennaio 1935. E il Governo britannico ag1 d'accordo con Lavai. Cos1 si alzò il sipario sulla tragedia. africana. atteggiamento dell'Inghilterra. Abbiamo già avuto l'assicurazione dell'acquiescenza di Laval. Sappia- • mo che voi siete informati che i nostri rifornimenti militari passano già attraverso il Canale di Suez. Sappiamo che voi desiderate che noi si resti dalla vostra parte nel caso di un urto con Hitler e pensiamo che a questa condizione è probabile che voi siate pronti ad acconsentire alla nostra impresa abissina. Quando il vostro ministro tace pensiamo di poter contare sull'astensione da un intervento attivo." Sir Arthur Salter rimase turbato e si recò da Ramsay MacDonald e gli do– mandò se realmente era vero che non avesse detto nulla sull'Abissinia. Egli replicò che invece "gli esperti del Ministero degli esteri erano stati presi espressamente e avevano avuto contatti con quelli dell'altra parte." Sir Arthur replicò che "l'affermazione di Pirelli era che nessun mi– nistro britannico aveva detto alcunché su una questione ovviamente di importante attualità." MacDonald rispose che egli si era preoccupato completamente del problema germanico. Ignorava se Sir John Simon avesse sollevato la questione dell'Abissinia (SALTER, Personality in Politics, pp. 236- 37). È chiaro che MacDonald mentiva. 22 SENISE, Quando ero capo della polizia, p. 140: "Non ho mai creduto alla possibilità di una sollevazione popolare. Le sollevazioni rivoluzionarie sono possibili al giorno d'oggi soltanto quando vi partecipano le forze armate dello Stato. Altrimenti tutti i tentativi di sedizione sono destinati a fallire, a meno che le masse non siano in possesso di una tale quantità di armi da poter vittoriosamente affrontare le forze armate del governo." 355 Bibloteca Gino Bianco

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