Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla uconda fIUerr• mondiale pico quanta ne poteva essere assorbita senza pregiudizio per l'interesse e l'in– fluenza italiana in altre parti del mondo. 113 Cinque giorni dopo (22 marzo 1935), gli accordi del 7 gennaio furono presentati alla Camera dei Deputati in Francia. Un socialista e un comunista espressero il sospetto che vi fosse in quegli accordi qualcosa che non appa– riva nei documenti scritti, e che questo qualcosa fosse stato convenuto a spese dell'Etiopia. Lavai dichiarò che "nulla né negli accordi di Roma né nelle conversazioni che seguirono riguardo alla loro applicazione" metteva in pericolo _ la sovranità, l'indipendenza o l'integrità dell'Etiopia. Nessuno obiettò che il punto in questione era non che cosa fosse contenuto negli ac– cordi· di Roma o nelle conversazioni che seguiron.o ma che cosa fosse stato eventualmente convenuto all'i'nfuori· degli accordi di Roma, il cui stato uffi– ciale la Camera era chiamata a ratificare, nella conversazione privata che era stata tenuta prima che fossero firmati gli accordi. Cinquecentocinquanta deputati si accontentarono di queste parole equivoche. Anche i socialisti vo– tarono a favore della ratifica, esprimendo per bocca del loro oratore il pio desiderio che la questione etiopica fosse risolta mediante arbitrato. Soltanto nove deputati votarono contro. Il Senato ratificò l'accordo all'unanimità (26 marzo), dopo che Lavai ebbe affermato che nell'accordo di Roma egli non aveva dimenticato "la parte di amica e protettrice" che la Francia aveva sempre rappresentato verso l'Etiopia. Dové pensare di aver reso un grande servizio all'Etiopia affidandola alle cure umanitarie di Mussolini. 4 Non è giusto parlare solo di Lavai in questo caso. Sarebbe stato impossibile per gli uomini politici francesi non capire che esisteva qualche cosa dietro i do– cumenti pubblicati. Ci fu responsabilità collettiva in quella virtuale una- . . ' n1m1ta. Controbattendo la mossa di Hailé Selassié del 17 marzo, il Governo ita– liano (22 marzo) protestò non essere vero che i negoziati con l'Etiopia fos– sero falliti; dovevano continuare. Neppure era vero che l'Italia intendesse sfuggire alla procedura di conciliazione e di arbitrato disposta dal Trattato del 1928. Se i negoziati diretti non davano risultati, l'Italia era disposta ad accettare la costituzione di una commissione arbitrale. Tuttavia, mentre erano in corso i negoziati, essa non poteva essere spettatrice impassibile delle misure militari che l'Etiopia stava prendendo. L'invio di truppe italiane nell'Africa Orientale era dettato dall'evidente bisogno di sicurezza, dato che l'Etiopia prendeva misure militari su scala molto piu vasta. Hailé Selassié non aveva bisogno di essere piu intelligente di quanto fosse per capire che "questo poteva costituire l'occasione di nuovi rinvii." 3 La relazione del Comitato fu pubblicata il 20 febbraio 1936 a Roma dal "Giornale d'Italia." Desumiamo da esso la data dell'iniziativa italiana, il 29 gennaio, e quella delle istruzioni date al Comitato, il 17 marzo - due mesi dopo, con comodo. 4 Il 19 giugno 1936, davanti alla Commissione degli Affari Esteri della Camera, Laval "diede una categorica smentita alla voce che circolava che il suo Governo avesse consentito a la– sciare all'Italia mano libera in questa materia." Parlò del "suo Governo." Ma lui in persona? Un ministro degli Esteri può dare personalmente delle promesse che restino sconosciute agli altri membri del "suo Governo." 344 Bibloteca Gino Bianco

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