Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Bibl Preludio alla seconda guerra mondiale guente. 7 Frattanto, cioè durante la prima metà del 1935, la guerra doveva es– sere evitata. I suoi amici nel Consiglio della Società lo aiu_tarono a risolvere questo problema. Il Trattato del 1928 funzionò come "una trappola che bloccò o quanto meno ostacolò l'accesso dell'Etiopia al Consiglio. 118 Laval affermò davanti alla Camera dei Deputati, il 28 dicembre 1935, che nell'in– cidente di Ual-Ual egli aveva agito "in costante, stretta e sincera collabora- zione con il sig. Eden." · Mussolini aveva promesso di conformarsi al trattato e, mediante questo inganno, con la connivenza di Lavai e di Eden, aveva evitato che il Consiglio della Società si occupasse della faccenda. Alla Camera dei Comuni (il 18 giugno 1936) Eden affermò che egli aveva "dato le direttive" alla Società nel gennaio del 1935 quando grazie alla sua insistenza "la disputa fu sotto– posta alla giurisdizione e all'azione del Consiglio stesso." In realtà Eden aveva indotto il Consiglio ad evitare di occuparsi della questione, con soddi– sfazione di Mussolini, salvo ad affermare, cosa che nessuno avrebbe potuto contestare, il diritto del Consiglio a non ignorare la faccenda. La diplomazia esige qualcosa di meno che la verità pura e semplice. Il 29 gennaio, dieci giorni dopo che era stato concesso a Mussolini il re– spiro ch'egli desiderava, l'Ambasciata italiana a Londra comunicò al Go– verno britannico "l'accordo sull'Etiopia segretamente raggiunto al principio di quel mese tra Francia e Italia" e offerse uno scambio di vedute "relativa– mente ai rispetti vi interessi dei due governi in Etiopia. " 9 Sir John Simon si guardò bene dal rispondere. Si limitò ad annunciare un mese piu tardi (15 febbraio) alla Camera dei Comuni che il Governo italiano desiderava negoziati diretti con l'Etiopia, e che il Ministro britannico ad Addis Abeba aveva ricevuto istruzioni "d'interporre i suoi buoni uffici per favorire il successo dei negoziati." Il successore di Sir John, Sir Samuel Hoare, cercò di spiegare la flem– ma di Sir John affermando che una risposta "richiedeva che si raccogliessero le opinioni delle persone sperimentate e fossero consultati i Governi del Su~ d d l K " " "b"l . . " " f an e e enya ; non era poss1 1e una risposta istantanea e non u richiesta"; frattanto "il rapido sviluppo dell'azione italiana impedi'. una di– scussione calma e ponderata." Inoltre il Governo di Sua Maestà non voleva "dare l'impressione di proteggere interessi britannici in Abissinia." Perciò "non fu data alcl}na risposta specifica all'iniziativa italiana." D'altra parte il Governo britannico mostrò sempre al Governo italiano le sue intenzioni "chiare come il cristallo" (Camera dei Comuni, 22 ottobre 1935). 7 DE BoNo, La conquista, p. 64. 8 A. ZIMMERN, Tbe League's Handling of the Italo-Abyssinian Dispute, p. 754. 9 Rapporto Mafiey di cui parleremo piu oltre. Alla Camera dei Comuni, il 24 febbraio 1936, un deputato laburista ricordò che Mussolini stesso aveva affermato di aver avvertito il Gover– no britannico nel gennaio del 1935 "delle proprie intenzioni riguardo all'Abissinia." Eden saltò su alla parola "intenzioni" che era inesatta, e interruppe: "Non c'è una parola di vero in quel– l'affermazione" (HANSARD, p. 111). Certo Mussolini non aveva informato Londra delle "sue in– tenzioni." Ma il piu ottuso diplomatico avrebbe sospettato qualche cosa relativamente a quelle intenzioni dopo di avere conosciuto l'accordo segreto con Lavai. Perciò Eden non disse che una mezza verità quando affermò che "non c'era niente di vero" nelle parole del deputato laburista. 340 Gino Bianco

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