Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Entra in scena la Società delle Nazioni siglio, dorm1 il sonno del giusto non meno degli altri. Stalin, come i fran– cesi e forse ancor piu che i francesi, aveva una paura mortale della minaccia hitleriana. Perciò cercava di raggiungere un'intesa con le potenze occidentali contro la Germania. Perciò si associò alla Società delle Nazioni ver.so la fine del 1934. Sperava che Mussolini, quando fosse stato comprato con denaro etiopico, sarebbe diventato uno dei soci in un patto generale contro Hitler. Perciò riteneva buona politica non ·porre ostacoli sul sentiero del Duce. Ave– va dimenticato il vecchio adagio che "l'appetito viene mangiando." Il bac– cano fatto dai comunisti negli anni precedenti in difesa delle popolazioni co– loniali "sfruttate dall'imperialismo capitalistico" non era stato che un espe– diente per dare noia alle potenze coloniali e cosf indurle a venire a patti, anche a spese delle "razze sfruttate." L'appello di Hailé Selassié alla Società delle Nazioni non era all'ordine del giorno del Consiglio per il gennaio 1935. Ma un nuovo numero poteva essere aggiunto dalla maggioranza del Consiglio. Il delegato italiano al Consiglio della Società era il Barone Pompeo Aloisi. Secondo lui l'art. 5 del Trattato italo-etiopico del 1928 stipulava che la questione doveva anzitutto essere negoziata direttamente fra le due parti interessate. È conforme allo spmto del Patto e alla tradizione della Società delle Nazioni incoraggiare negoziati diretti fra due Stati membri della Società. La discussione [nella Società] della richiesta abissina non faciliterebbe la continuazione dei negoziati diretti. Perciò propos@che la Società rinviasse la discussione. Qualora l'Etiopia insistesse nel portare la questione davanti alla Società e il Consiglio accettasse, l'Italia abbandonerebbe la Società e dichiarerebbe guerra all'Etiopia. Eden, che rappresentava l'Inghilterra, era stato Segretario privato parla– mentare di Sir Austen Chamberlain nel 1925, quando quest'ultimo si era accordato con Mussolini sull'Etiopia. Poteva lo scolaro permettere che l'ope– ra del maestro andasse a male? Lui e Lavai trovarono (19 gennaio) il se– guente compromesso o, come dicono gl'italiani, "combinazione": il Consi– glio si dichiarò competente ad occuparsi della lite, e cosf dette torto a Mu~ solini in linea di principio. Ma ammise che in base al trattato del 1928 Hailé Selassié doveva prima tentare i negoziati diretti, e poi la conciliazione, e solamente dopo che negoziati diretti e conciliazione fossero falliti, la que– stione sull'arbitrato rifiutato da Mussolini· avrebbe potuto venire innanzi al Consiglio. Qui Mussolini ottenne quel che voleva. I primi mesi del 1935 furono critici per Mussolini. Gli abissini avreb– bero potuto attaccare le colonie italiane mentre le truppe italiane non erano ancora organizzate per una guerra su vasta scala. Il Duce doveva temporeg– giare fino a giugno. Poi sarebbe venuta la stagione delle piÒgge, che va dalla metà di giugno alla metà di settembre, durante le quali le operazioni mili– tari sarebbero state impossibili per entrambi gli eserciti. Ma Mussolini po– teva utilizzare questo periodo per preparare le operazioni per l'autunno se- 339 Bibloteca Gino Bianco

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