Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale riferici dell'Etiopia in bande attraverso le colonie britanniche, francesi ed italiane. L'Abissinia non arnva in nessun punto ad una distanza inferiore alle quaranta miglia dal mare e l'unico modo di giungere al mare per arrivare all'Arabia è di attraversare l'Eritrea italiana. È quello che le carovane di schiavi fanno senz'alcuna apparente opposizione da 50, 60 o 100 anni - prima e dopo che l'Italia occupa l'Eri– trea. Se l'Italia ha tanto interesse all'abolizione della schiavitu in Abissinia, avrebbe potuto fare qualche cosa contro queste carovane di schiavi che hanno continuamente emigrato attraverso il suo territorio e di qui si sono imbarcate per l'Arabia. 5 Nel 1926 a Ginevra fu discussa una nuova convenzione relativa alla sop– pressione del traffico degli schiavi sul Mar Rosso. La delegazione britannica propose che la convenzione fosse resa piu severa, cosi'.che il condurre schiavi per mare fosse considerato un atto di pirateria e trattato come tale. La dele– gazione italiana non solo non appoggiò questa proposta, ma vi si oppose. 6 Nel 1932 una commissione fece alla Società una relazione, in cui si legge: Sarebbe ingiustizia verso il Governo abissino fargli carico del fatto che esso non abbia ancora abolito la schiavitu... Non c'è bisogno di sottolineare i pericoli, cui sarebbe esposta la conservazione dell'autorità del Governo, o in ogni caso i turbamenti politici, cui potrebbe trovarsi di fronte se, contrariamente al sentimento generale e mal– grado gl'interessi che potrebbe danneggiare, esso procedesse all'abolizione troppo rapida dello stato di schiavitu (Società delle Nazioni, Doc. C, 618-1932-VI). Era la situazione peggiorata nel corso degli ultimi tre anni? Se esperti neutrali fossero giunti alla conclusione che l'attività econo– mica italiana era stata ingiustamente ostacolata, la Società avrebbe potuto imporre riparazioni al Governo etiopico. La terra appartiene al popolo che la abita, ma esso deve farne buon uso. Nessun popolo ha il diritto di lasciare le proprie ricchezze naturali dormienti e il proprio territorio spopolato. Se la commissione di neutrali fosse arrivata alla conclusione che c'erano delle pro– spettive reali per proficue iniziati ve economiche italiane in Etiopia, la So– cietà avrebbe potuto investire il Governo italiano di un mandato economico. Avrebbe potuto anche autorizzarlo a usare la forza, se il Governo etiopico avesse rifiutato di attenersi alle decisioni della Società o si fosse dimostrato incapace di reprimere l'indisciplina dei capi locali. Il Consiglio della Società non fece niente di quello che avrebbe dovuto fare. Rinviare fu la sua tecnica. Dimenticò perfino che nella questione della Manciuria la Società aveva rifiutato di riconoscere qualsiasi occupazione ter– ritoriale giapponese in violazione del Patto. Si astenne dall'annunciare che nel caso in cui Mussolini fosse entrato in guerra, la Società non avrebbe mai riconosciuto il risultato di una sua eventuale vittoria. 338 Il delegato della Russia sovietica, che era membro permanente del Con• 5 Mm.Lv, Etbiopia and tbe War /rom tbe Etbiopian Point of view, p. 109. 6 Lord Noci Buxton, Camera dei Lords, 23-X-1935. Biblo e Gino Bianco

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