Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Entra in scena la Società delle Nazioni Al tempo stesso il Consiglio avrebbe potuto fare passi per accomodare il dissidio fra i due Governi. Mussolini sosteneva che gli etiopici avevano di– mostrato cattiva volontà e mala fede in incidenti di confine; che non· face– vano ciò che avrebbero dovuto per abolire la schiavitu; e che, quantunque il loro paese offrisse grandi possibilità per la produzione di materie prime e l'assorbimento di capitale e lavoro italiano, le iniziative economiche italiane erano sempre state ostacolate. Il Consiglio della Società avrebbe dovuto no– minare una commissione di esperti neutrali per stabilire il valore di queste accuse. La commissione, con ogni probabilità, avrebbe trovato che le accuse relative agli ostacoli opposti alla penetrazione economica italiana non erano prive di fondamento. Dopo la scoperta che le casse di acqua minerale conte– nevano fucili (v. sopra p. 147), Hailé Selassié aveva fatto orecchie da mer– cante ad ogni proposta di penetrazione economica italiana. Né le sue idee in argomento erano state modificate dai consoli italiani, i quali in centri in cui non c'era alcuna specie di attività italiana, invece di lavorare per ini– ziare rapporti commerciali, si davano allo spionaggio e intrigavano con tutti quei capi locali che davano segno di volersi ribellare al Governo centrale. Era innegabile che la schiavitu in tutte le forme esisteva ancora in Etiopia. Ma essa esisteva già quando Mussolini, insieme col Governo di Pa– rigi, aveva promosso l'ammissione dell'Etiopia nella Società delle Nazioni: esisteva già nel 1928, quando Mussolini concluse il trattato di amicizia e arbitrato con il Governo di Addis Abeba e il Re d'Italia aveva fatto di Hailé Selassié uno dei suoi cugini adottivi (v. sopra, p. 170); esisteva già nel 1930, quando il Governo italiano fu rappresentato da un membro della fa– miglia reale italiana, il Duca degli Abruzzi, all'incoronazione dell'Impera– tore Hailé Selassié, proprio come il Governo di Londra fu rappresentato dal Duca di Gloucester. La schiavitu era una macchia che non poteva essere cancellata nello spazio di pochi anni. 4 Durante la prima metà del secolo de– cimonono, ci vollero per l'Inghilterra quasi quarant'anni per sradiçarla nelle sue colonie. Gli Stati Uniti riuscirono ad abolire la schiavitu soltanto dopo una disastrosa guerra civile. I negri costretti alla schiavitu dovevano essere condotti dai territori pe- • All'Assemblea della Società, il 20 settembre 1923, il delegato italiano Conte Bonin-Longare, nel raccomandare l'ammissione dell'Etiopia, accennò al problema della schiavitu. Riconobbe che, per quanto il commercio di schiavi fosse passibile di pena capitale in Etiopia, se ne erano dati casi "nelle province lontane." "Era nondimeno necessario riconoscere la buona volontà dei prin– cipi che si erano susseguiti sul trono di Abissinia, e in particolare di Ras Tafari, e dell'attuale erede al trono, principe di larghe vedute, mente aperta a tutte le idee moderne; a riprova di ciò si potrebbe rìcordare il decreto del novembre 1918 che rafforzava tutti gli editti precedenti e puniva severamente il commercio degli schiavi. La questione riguarda non la legislazione dell'E– tiopia, ma l'applicazione delle sue leggi, le quali non hanno ancora raggiunto gli effetti deside– rati." Il delegato francese, M. de Jouvenel, affermò pure che non ci potevano esser dubbi sulle buone intenzioni del Governo etiopico riguardo all'abolizione del commercio degli schiavi. Quan– to all'abolizione della schiavitu domestica, era importante "non dimenticare che molti governi erano turbati da difficoltà analoghe nei territori dell'Africa; questo era vero per i possessi colo– niali francesi, per il Congo belga ecc." L'abolizione della schiaviru in Russia, uno dei paesi piu importanti d'Europa, risaliva a non piu di cento anni addietro. Nel 1935 M. de Jouvenel fu uno dei compari di Mussolini. 337 2J ibloteca GinoBianco

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