Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Prdudio alla seconda guerra mondiale tamente avvenne, l'impressione di avere accettato passivamente una corsa precipitosa verso l'abisso. 3 I doveri e le prerogative del Presidente del Consiglio non erano definiti in alcun testo ufficiale. Ma qualche volta il Presidente pro tempore era inter– venuto di propria iniziativa, mentre il Consiglio era in vacanza, per ricor– dare a due governi, che minacciavano di ric~rrere alla guerra, le loro respon– sabilità quali membri della Società. Un caso del genere si ebbe quando le forze greche e bulgare vennero in urto nell'ottobre 1925. Briand, allora Presidente del Consiglio, intervenne immediatamente e richiamò alle loro responsabilità entrambe le parti. Altre forze certamente contribuirono a te– nere a freno le fazioni greca e bulgara. Briand si rese interprete di quelle forze. Nel gennaio 1935 Presidente del Consiglio della Società era e rimase in carica per tutto quell'anno critico il delegato turco, Riistii Aras. Costui si comportò sempre come se non avesse mai sospettato che il presidente po– tesse avere altre funzioni oltre quella di essere permanentemente sordo, cieco e muto. Che dire poi del Consiglio della Società? Che cosa avrebbe fatto se avesse preso la Società sul serio? Il problema era stato discusso a fondo nei prece– denti quindici anni. In una famosa relazione del 1921, il delegato belga De Brouckère aveva affermato che il Consiglio della Società non doveva "pura– mente accettare l'irreparabile": Fine costante della Società nei suoi sforzi dovrebbe essere organizzarsi in modo tale da potere, anche disponendo di un tempo ristrettissimo, arrivare sempre a fare un tentativo decisivo per mantenere la pace. Nel 1930 era stato adottato dall'Assemblea un "trattato modello per rafforzare i mezzi atti a impedire la guerra." Il trattato non era stato accet– tato dai governi associati, ma nulla vietava al Consiglio di prenderlo in con– siderazione nel caso di un"' imminente minaccia di guerra." In gen~aio esso avrebbe dovuto ricordare alle parti interessate che, se fosse scoppiata la guerra nell'Africa Orientale, l'aggressore avrebbe dovuto subire le sanzioni previste dall'art. 16 del Patto. Avrebbero nominato una o piu commissioni per preparare piani di sanzioni efficaci da applicare in caso di guerra. Ci fu tempo in abbondanza durante la primavera e l'estate del 1935 per fare que– sto lavoro. L'annuncio di non piu che due sanzioni avrebbe senza dubbio evitato la guerra: l'embargo sul petrolio e la chiusura del Canale di Suez. Aeroplani, autocarri non possono muoversi senza benzina, e l'Italia la do– veva importare tutta dall'estero. La chiusura del Canale di Suez avrebbe interrotto le comunicazioni fra l'Italia e l'Africa Orientale e reso assoluta• mente impossibile la guerra. 3 Ibidem, p. 41. 336 Biblo eca Gino Bianco

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