Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale L'Italia era il corridoio, che ci avrebbe permesso di raggiungere le 100 divisioni della Piccola Intesa. L'Italia era il corridoio attraverso l'Europa centro-orientale verso Mosca, cioè verso l'esercito sovietico. Io praticai la politica dell'accerchiamento. 6 Questo era il punto di vista francese. Non era il punto di vista di Musso– lini. Impedire alla Germania di accrescere la sua forza mediante l'annessione dell'Austria non era un guadagno solo per l'Italia. Era un guadagno anche per la Francia. C'era tra Francia e Italia equilibrio d'interessi in Austria. I vantaggi derivanti alla Francia dalla sua intesa con l'Italia meritavano molto piu che la comune resistenza all'Anschluss e un certo numero di deserti afri- . cam. Il fatto è che un accordo segreto fu firmato, riguardo all'Etiopia, e fu comunicato al Governo inglese il 29 gennaio. 7 Quale fu il contenuto di quell'accordo? Paul-Boncour (Souvenirs, III, 14-5), a cui Laval mostrò il resoconto stenografico delle conversazioni tenute a Roma, dice che vi si parlò solo di penetrazione economica, "ma non sa– premio mai che cosa passò fra i due uomini di Stato quando nel corso di una serata parlarono privatamente in un angolo." Nella primavera del 1935, Badoglio disse in confidenza a Gamelin che Lavai aveva dato all'Italia mano libera in Etiopia: "questo, ad ogni modo, è quanto Mussolini mi ha assicurato." Interrogato da Gamelin su questo pun– to, Léger rispose che non conosceva esattamente che cosa Mussolini e Lavai si erano detti "nella loro conversazione privata" (GAMELIN, Servir, II, 172). Finché non saranno resi pubblici tutti i documenti relativi a questa materia lo storico deve necessariamente procedere per ipotesi. Ma non rischia di allontanarsi molto dalla verità se adotta l'ipotesi che gli accordi scritti del gennaio 1935 fra Lavai e Mussolini relativi all'Etiopia consistessero sol– tanto in ciò che i diplomatici chiamano in francese "un protocol de desiste– ment," cioè un impegno di disinteressamento che lasciava a Mussolini "ma– no libera" su tutta l'Etiopia, ecçettuati i diritti francesi nella ferrovia Gibuti– Addis Abeba. In piu ci devono essere stati accordi verbali, un "cenno del capo" il cui preciso significato i due compari stanno probabilmente ancora discutendo nell'altro mondo. In ogni modo Mussolini fu assicurato che Laval non si sarebbe intromesso nella "sfera d'influenza" italiana. 8 L'uomo che era Sottocapo della Polizia italiana in quel tempo, afferma che gli agenti in borghese, che erano fra gl'invitati al ricevimento dato in 6 Procès Laval, p. 56. 7 Documento Maffey di cui si parlerà in seguito. Nel Comitato segreto del Senato francese, nel marzo 1940, Laval defini questo documento come "le secret de Polichinelle" (GAMELIN, Servir, Il, p. 162). Laval aveva ragione di definirlo cosi nel 1940. Ma nel gennaio del 1935 si trattava di un documento realmente segreto. 8 Monsieur D'Ormesson che nel 1935 fece del suo meglio per assecondare la politica di La– val, a proposito dell'idea che il ministro degli Esteri francese desse all'Italia carta bianca perché facesse ciò che voleva in Abissinia, afferma che "nessuna persona nel pieno possesso delle sue facoltà immaginerebbe una cosa simile"; "per qualche tempo tanto la Francia quanto l'In– ghilterra furono all'oscuro riguardo alle reali intenzioni dell'Italia" (France, pp. 172-3). ! im– possibile sottovalutare l'intelligenza umana. 332 Biblo eca Gino Bianco

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