Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale I due Governi avrebbero d'ora innanzi "cooperato in uno spirito di reciproca fiducia per la preservazione della pace generale"; dovevano con– sultarsi a vicenda in caso di necessità, e seguire la procedura stabilita dal Patto della Società delle Nazioni nel caso di una disputa, o fare appello alla Corte dell'Aja, o consentire a un arbitrato. Si accordarono di "racco– mandare" a tutti gli Stati "particolarmente interessati" nella questione au– striaca una convenzione per il non intervento negli affari interni dell'Au– stria e di tutti i paesi vicini. L'uomo che piu aveva bisogno di simile "rac– con1andazione" era proprio 1-iussolini. È evidente che egli s'impegnò a non interferire piu negli affari interni della Jugoslavia. Cosi facendo si con– formava a quanto la Jugoslavia aveva sempre domandato. Tuttavia ora era lui che raccomandava alla Jugoslavia che cessasse d'interferire negli affari interni dell'Italia! Uno dei Governi al quale si raccomandava di non in– tervenire in Austria era quello di Hitler! - La sostanza dell'accordo - se pur ce n'era una - consisteva nella pro– messa che i Governi di Roma e Parigi facevano di agire congiuntamente nella questione austriaca e di consultarsi a vicenda nel caso in cui l'indi– pendenza dell'Austria fosse minacciata. Inoltre i Governi di Parigi e di Roma concordemente affermarono il principio che nessun paese aveva il diritto di modificare i propri armamenti con un'azione unilaterale, e s'impegnarono ad agire congiuntamente se questo principio fosse stato violato. Era un monito alla Germania. Al tempo stesso, tuttavia, ammisero in principio l'eguale diritto in tutti i paesi di armarsi in propria difesa. Era una formula che forniva a Mussolini una scappatoia ogni volta egli avesse voluto allearsi con Hitler. Fu posto fine alle divergenze derivanti dal Trattato di Londra del 26 aprile 1915 sui compensi coloniali. Il Governo francese cedette al Governo italiano: a) un tratto di deserto che si estendeva da Ghadames e Tumno nel sud ovest della Libia; b) un'altra zona ancora piu sterile al sud della Libia, nel Ti besti; e) una zona altrettanto desolata tra la Somalia francese e l'Eritrea lungo il Mar Rosso non lontana dallo Stretto di Babu'l-Mandeb, con un'isoletta adiacente; e d) 2500 delle 34.500 azioni della ferrovia Gi– buti-Addis Abeba che appartenevano al Governo francese e che il Governo italiano avrebbe comperato. Mussolini in un'intervista con il Daily Mail trovò le seguenti parole per descrivere i suoi acquisti territoriali nell'Africa Centrale: Ho ottenuto dai francesi 110.000 miglia quadrate (correggi, chilometri) nel de– serto del Sahara. Sapete quanti abitanti ci sono in quella zona desolata? Sessantadue. Bisognò cercarli come un ago in un mucchio di fieno, e finalmente furono trovati in una valle isolata che aveva acqua sufficiente per coltivarla (19-IX-1935). Il Duce esagerava. Pare che ci fossero, non 62 ma quasi 900 abitanti in quell'area. Quanto al deserto di Babu'l-Mandeb e all'isoletta adiacente, alcuni "esperti" attribuivano grande valore strategico a quei due luoghi, ma 330 Biblo e\.laGino Bianco

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