Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

L'intesa Lavai-Mussolini · per fare gli opportuni preparativi e per vedere come si sarebbe sviluppata la situazione europea: "È necessaria la prudenza di Fabio: si deve saper aspet– tare. 113 Mussolini aveva altre idee. Il 30 dicembre diede "gli ultimi tocchi" al "piano di azione" per una guerra che "d'ora in poi era certa e forse im– minente" in considerazione della "condotta provocatoria del probabile ne– mico." Secondo lui, Hailé Selassié, cercando di metter ordine nell'anarchia feudale del suo impero, e di organizzare un'ammin:istrazione centralizzata sul modello europeo, mirava ad aumentare l'efficienza militare dell'Impero, e questo costituì va una minaccia alla sicurezza delle colonie italiane a nord e a sud dell'Abissinia. Il tempo lavorava a favore dell'Etiopia e contro l'Ita– lia. Perciò era necessario risolvere la questione abissina prima che diventasse troppo grave e si doveva risolverla una volta per tutte, in modo che non avesse piu a ripresentarsi. L'obiettivo della guerra doveva essere "la distru– zione delle forze armate abissine e la conquista totale dell'Etiopia." A tal fine sarebbe stato necessario aggiungere sessanta, o meglio cento mila sol– dati italiani alle truppe reclutate nelle colonie italiane, portando il totale a circa 100.000 uomini, 150 carri armati e 250 aeroplani da guerra. 4 Se Mussolini era in grado di formulare un simile progetto, è ovvio che tra Roma e Parigi si era giunti ad un accordo. C'erano altri punti da chiarire prima che Laval intraprendesse il viag– gio a Roma. Mussolini chiese a Laval, all'ultimo minuto, di limitare ai "vicini immediati dell'Austria" cioè Italia, Cecoslovacchia e Jugoslavia, il diritto di partecipare a quell'accordo franco-italiano che doveva garantire l'indipendenza dell'Austria dalla Germania. La Romania sarebbe stata esclu– sa dall'accordo. Questo avrebbe voluto dire la fine della Piccola Intesa. La– val ricusò. Mussolini batté in ritirata, ma presentò un'altra domanda: il patto, che garantiva l'indipendenza dell'Austria, doveva essere firmato dalle "Grandi Potenze"; le potenze minori, comprese quelle della "Piccola Intesa," dove– vano essere invitate ad associarsi in seguito. Questo era, né piu né meno, un richiamo in vita del defunto Patto a Quattro con la circostanza aggra– vante che alle Potenze minori si chiedeva di riconoscere la distinzione fra esse e le Potenze maggiori. Lavai ricusò. Mussolini si fece avanti con un'altra richiesta ancora: le concessioni fatte all'Italia nell'amministrazione della ferrovia francese Addis Abeba-Gi– buti dovevano essere allargate. Il Times di Londra si meravigliò che "un accomodamento cosf vantaggioso" dovesse essere ostacolato da "una piccola divergenza" (31-XIl-34). Ma il 3 gennaio ci fu un improvviso inaspettato progresso dei negoziati (L.l. 3-1-35). Quella notte Lavai partf per Roma. Un comunicato ufficiale affermò che si era raggiunto il completo ac– cordo, e sei pubblici documenti furono firmati il 7 gennaio (PI., 8-1-35). 3 ARMEI.LINI, p. 62. · 4 DE BoNo, La conquista, p. 80; BADOGLIO, La guerra d'Etiopia, p. 9; ARMELLINI, Con Badoglio in Etiopia, pp. 30, 63-66; MUSSOLINI, Storia di un· anno, p. 191. 329 BiblotecaGinoBianco

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