Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale Il 22 noven1bre una commissione anglo-etiopica, di cui faceva parte un col9nnello britannico e che era incaricata di fissare i confini nei terreni da pascolo nell'Ogaden, si avvicinò ai pozzi di Ual-Ual con una .scorta di circa 600 uomini. Tutte le carte collocavano questi pozzi entro il territorio etio– pico, a quaranta miglia di distanza da quello che era considerato il confine italiano. Ma nel deserto e nelle zone semi-desertiche, anche piu che in Euro– pa i confini sono linee immaginarie che dividono interessi immaginari. In quel miserabile territorio il Governo centrale etiopico non aveva mai tenuto un presidio regolare. Approfittando di questa negligenza, le autorità ita– liane avevano cominciato a "sorvegliare" i pozzi di Ual-Ual e questa "sor– veglianza" era col tempo diventata "occupazione," senza che Addis Abeba avanzasse alcuna protesta. Soltanto nel novembre del 1934 quel disgraziato territorio diventò degno di attenzione. Dopo due settimane di dispute, nel pomeriggio del 5 dicembre scoppiò la battaglia fra gli etiopici, il cui nume– ro era salito da 600 a 1500, e 600 uomini delle truppe di colore sotto co– mando italiano. Tre aeroplani e due carri armati italiani fecero trabocca– re la bilancia in favore degli italiani. E gli etiopici si ritirarono lasciando 130 morti, mentre gl'italiani perdettero 30 uomini . . Contese intorno ai pozzi d'acqua sono state sempre avvenimenti nor– mali nei deserti fin dai tempi di Abramo. Nei tempi moderni incidenti si– mili degenerano in casus belli soltanto quando uno dei governi interessati è deciso a far guerra o lo sono entrambi. Altrimenti si trova il modo di acco– modare la faccenda. Indubbiamente ci fu una certa dose di cattiva volontà negli etiopici; non si raccolgono 1500 uomini in un deserto per inscenare una "dimostrazione pacifista." Il colonnello britannico tenne un contegno particolarmente deplo– revole: dopo aver parteggiato per gli etiopici e averli incitati all'arroganza, scomparve. Ma gli atti selv..aggidi barbari e la stupidità di un colonnello Blimp non provano che esistesse una volontà di guerra ad Addis Abeba, e meno che mai a Londra. Ma ecco là una "scorreria" di "tribu insubordi– nate" che poteva costringere Mussolini a quella guerra "difensiva" che l'am– basciatore americano aveva prevista alcune settima~e prima. Il Governo etiopico mandò una nota di protesta a Roma e chiese un arbitrato a norma dell'art. 5 del Trattato italo-etiopico del 2 agosto 1928. L'Incaricato d'affari italiano ad Addis Abeba ricevé istruzioni di di– chiarare che l'incidente non poteva essere composto mediante arbitrato, e chiese una indennità e riparazioni morali. Il Governo etiopico deferf la questione dell'" aggressione" al Consiglio della Società delle Nazioni (14 dicembre). Il Governo italiano obbiettò che "l'incidente si era verificato in circostanze cosf chiare e precise che non era possibile vedere come la composizione potesse essere sottoposta ad un arbi– trato" (16 dicembre). Badoglio, pur ammettendo che il problema etiopico si dovesse risolvere una volta per tutte, riteneva che per il momento un rinvio fosse necessario 328 Bibloteca Gino Bianco

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