Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Preludio alla seconda guerra mondiale presente libro né crede (stupidamente) né vuole (furbescamente) far cre– dere di essere imparziale. Dichiara senz'altro di essere parziale contro Mus– solini e contro i suoi complici di qualsiasi denominazione, italiani e non ita– liani. Nello stesso tempo sente di potere affermare che si è tenuto sempre in guardia contro il proprio preconcetto. Non ha mai rischiato un'afferma– zione senza essersene procurato la prova. Ad ogni passo si è proposto il seguente problema: "Se fosse qui presente a smentirmi un intelligente e bene informato ammiratore del regime fascista italiano, potrebbe smen– tirmi, e in base a quali prove?" Su questo terreno è sempre pronto ad ìnchinarsi innanzi a chi gli dimostri che è caduto in un errore di fatto, o che ha trascurato elementi capaci di alterare la sua interpretazione. Ma si sente libero da qualunque riguardo verso chi, senza correggere errori di fatto o di interpretazione, lo accusi di essere parziale, mentre lui stesso è par– ziale nel senso opposto, ma non lo dice. Molti lettori troveranno che l'autore ha fatto troppo assegnamento sulla stampa quotidiana. La stampa quotidiana non è che un diluvio gior– naliero di bugie: che aiuto può mai essa dare allo storico? Senza dubbio essa è poco o niente utile come fonte storica diretta. Ma può servire come prezioso strumento d'informazione, se usata come fonte ind_iretta. Il quotidiano non dà la verità degli eventi, ma permette di indo– vinare ciò che gli uomini, che governano il quotidiano, vogliono far cre– dere sugli eventi: in altre parole quali sono gli interessi, le intenzioni, le illusioni, le speranze di quegli uomini. Al tempo di Mussolini il lavoro dei giornalisti italiani - e di quei non italiani, che ricevevano la "pappa" di Mussolini - non era faticoso. Tutti i giornalisti erano diretti da un solo uomo, da Roma. Ma dal momento che quest'uomo era responsabile per tutto quanto i suoi giornalisti scrivevano, costoro possono servire come preziosa fonte d'informazione, non su quanto realmente avveniva, ma su quanto Mussolini voleva che la gente credesse o aspettasse di veder avvenire. Nessuno storico, salvo che sia un innocente, considererà il Morning Post, o I'Observer, o il Daily Mail di Londra, o il New York Times, come fonti attendibili per la storia della guerra italo-etiopica, 1935-36. Ma quei fogli diventano fonti di indiretta e preziosa informazione, non appena si acquista la convinzione che il Morning Post, l'Observer e il Daily Mail era– no niente altro che appendici dell'ambasciata italiana a Londra; che i corri– spondenti da Roma del New York Times, dell'Associated Presse della Uni– ted Press si sarebbero tagliata la mano destra prima di mandare fuori d'Ita– lia una notizia o un commento che potesse dispiacere al loro Duce; che il corrispondente da Parigi del New York Times dava fedelmente il punto di vista del Governo francese, cioè, allora, di Laval; e che i corrispondenti da Londra e da Ginevra metodicamente davano il punto di vista del Ministero degli esteri britannico. Chi tiene conto di questi fatti, utilizzerà quei fogli - e molti altri! - come spie perfettamente informate su quanto i Governi di Roma, Parigi e Londra complottarono nel 1935 e 1936, e su quanto essi 8 BiblotecaGino Bianco

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