Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Pr,ludio alla seconia guerra mondiale delegazione di ex-combattenti francesi visita Roma. In maggio,. il Presiden– te della Commissione degli affari Esteri del Senato francese visita Roma per uno scambio di idee col Duce. 2) E precisamente nell'aprile del 1934, sono iniziati a Roma gli studi sul modo e i mezzi di mandare 80.000 uomini, 50 carri armati e 100 aeroplani nell'Africa Orientale. L'obiettivo della campagna era ancora limitato a qualche "ingrandimen– to territoriale, ed essenzialmente all'annessione del Tigrè all'Eritrea." Ba– doglio, Comandante in Capo delle forze armate d'Italia, non era entusia– sta del progetto. Si chiedeva "se il gioco valesse la candela." Preferiva adot– tare un "atteggiamento risoluto ma prudente." Se Hailé Selassié fosse stato disposto a combattere, era importante "essere in grado di uscire vittoriosi dalla dura prova" e quindi era necessario prepararsi in tutti i modi possi– bili ad una grande battaglia difensiva. Ma "non è'era alcuna ragione di pro– vocare deliberatamente la guerra con l'Abissinia." Queste "raccomandazio– ni di prudenza" venivano fatte nell'estate del 1934. 4 . Sembra possibile dunque che il gatto, se non fu consegnato allora a Mussolini in forma di un accordo scritto, gli fu promesso attraverso qual– che intesa verbale in attesa del momento in cui essendo state tutte le diffe– renze sistemate si potesse mettere per iscritto un accordo definitivo. L'acrobazia diplomatica di Mussolini nel corso del 1934 ebbe del mira– coloso. Quando Hitler andò a Venezia a fargli visita (14 e 15 giugno), l'incon– tro fu preceduto dalla dichiarazione ufficiale che esso "non era diretto con– tro la Francia." Le conversazioni furono seguite da un comunicato, il qua– le affermava che i due dittatori avevano discusso problemi di carattere ge– nerale ed altri di particolare interesse per la Germania e per l'Italia "in uno spirito di cordiale cooperazione." Poi Mussolini, nel corso di una di quelle spettacolose dimostrazioni che il Partito fascista sapeva inscenare cos1 be– ne, proclamò "agli Italiani dentro e fuori i confini" che Hitler e lui non si erano incontrati "per rifare la carta del mondo" ( questo si sarebbe potuto interpretare come abbandono dell'idea di rifare la carta di tutto il mondo salvo a rivedere qualche parte nella carta dell'Europa). S'erano incontrati "per cercare di dissipare le oscure nubi che si addensavano sull'orizzonte europeo" (buona notizia per i pacifisti d'Inghilterra e d'America). "L'Euro– pa si trovava di fronte ad una terribile scelta: o raggiungeva un minimo d'intesa politica o il suo destino era irrevocabilmente segnato" (notizia buo– na e cattiva ad un tempo per tutti). "In questi giorni siamo stati in stretta comunione di spirito e ciò non può mancare d'influire sulle nostre future azioni" (avviso alla Francia). Il "fine ultimo" di Mussqlini era "la gran– dezza del popolo italiano"; "questo è il patrimonio che difenderemo contro 4 AaMELLINI, Con Badoglio in Etiopia, pp. 31, 55-58. Non una parola di questi progetti si trova in VILLARI, Storia diplomatica. In questo libro l'aggressore doveva essere Hailé Selassié. Per conseguenza non era il caso di ammettere la esistenza di progetti aggressivi in Italia prima che Mussolini, il pacifista, fosse costretto alla guerra da Hailé Selassié. 312 Bib o Gino Bianco

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