Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Esc6 dalla sct:naDollfuss Non sappiamo se Mussolini partisse da vaghe speranze, o se Monsieur de Chambrun, che durante l'estate era succeduto a Monsieur De Jouvenel come Ambasciatore di Francia a Roma, gli abbia fatto capire che era pos– sibile una intesa franco-italiana a spese dell'Etiopia. Paul-Boncour (Souvenirs, II, p. 338) scrive: Oramai, nel 1933, Mussolini aveva consolidata la sua autorità, e i governi con– servatori, di tutti i paesi, compresa l'Inghilterra, ne erano in parte responsabili. Biso– gnava camminare di pari passo col Capo del governo italiano, se si voleva camminare a fianco dell'Italia. Perciò, noi ci accordammo senza difficoltà col mio vecchio amico De Jouvenel quando gli detti mano libera per esplorare insieme col Capo del gover– no italiano la piu ampia base possibile per un accordo, senza mettere in pericolo i nostri interessi mediterranei o le altre nostre alleanze. Paul-Boncour aggiunge che nel novembre del 1933, De Chambrun cre– deva possibile con Mussolini non solo un accordo navale ma anche una in– tesa politica la quale avrebbe avuto "un assai- maggiore significato che un semplice accomodamento tecnico" (Souvenirs, II, p. 352). Nessuna idea di questo genere avrebbe avuto la minima base se un accordo coloniale non aves– se formato parte integrale dell'intesa generale. Nell'autunno del 1933 la stampa italiana iniziò una campagna contro l'Etiopia, accusandola di ostruire ogni penetrazione economica italiana. "Una azione energica" era diventata necessaria. Si parlava anche di eventuali opera– zioni militari. Nello stesso tempo si prendeva in considerazione l'idea che una cordiale cooperazione in Europa fra Italia e Francia foss.epossibile se la Fran– cia cedeva all'Italia il porto di Gibuti e la ferrovia Gibuti-Addis Abeba nel Somaliland, facilitando cosi le operazioni militari italiane contro l'Etiopia. Almeno in caso di guerra, la Francia avrebbe dovuto assumere un'attitudi– ne di benevola neutralità verso l'Italia e proibire l'importazione di armi m Etiopia attraverso il porto di Gibuti. La cooperazione piu o meno esplicita dell'Inghilterra era, naturalmente, sicura. Questa campagna di stampa contro l'Etiopia si combinò con quella fu– ria di assalti contro la Società delle Nazioni, a cui abbiamo gia accennato (p. 294-295). Il settimanale italiano antifascista di Parigi, La liberté (28-XII-33) notò che le due campagne erano contemporanee: pensava il Duce di sog– giogare la Società delle Nazioni in vista di un assalto all'Etiopia? Il New York Times in un articolo di fondo (7-XII-33) ammise che la Società delle Nazioni doveva essere alleggerita "dall'obbligo di prevenire una guerra ag– gressiva e di invocare sanzioni economiche contro la nazione che aggredis– se, obblighi che essa si era dimostrata di eseguire nei due anni passati." Era precisamente quanto Mussolini sperava, ora che progettava la guerra contro l'Etiopia. Il quotidiano di New York gli faceva da battistrada. Nell'aprile 1934 notiamo due sviluppi paralleli. 1) Il ministro del Com– mercio francese va a Roma a rendere omaggio al Duce, e si parla assai di migliorate relazioni commerciali fra Italia e Francia. Nello stesso mese, una 311 Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=