Gaetano Salvemini - Preludio alla Seconda guerra mondiale

Una assocta~zone di malfattori In aprile, in una delle interviste che soleva concedere a Mrs. Anne O'Hare McCormick ogniqualvolta questo grosso calibro del giornalismo ame– ricano capitava a Roma, Mussolini insisté che il suo scopo principale era la pace: Io voglio pace. Ho bisogno di pace. Dobbiamo aver pace. Voi dite che i popoli guardano a me per salvare la pace d'Europa. Ebbene, hanno ragione. L'Italia non prenderà mai l'iniziativa di una guerra... In questo continente nessuno vuole la guerra. Come poteva Mrs. McCormick non essere invasata da entusiasmo in– nanzi ad un cosi ardente fautore della pace? Come non rallegrarsi che que– sto onnipotente e onnisciente benefattore del genere umano non fosse in– ceppato dai vincoli che paralizzano gli uomini di governo nei regimi de– mocratici? Indiscusso in patria, con un grande prest1g10 all'estero derivante dall'ordine e dal– l'autorità all'interno, egli è oggi non solo il fondatore di una filosofia di governo che si va diffondendo, ma il capo virtuale dell'Europa continentale. In questo momento, che è il piu critico del dopoguerra, la Francia è in uno stato di disintegrazione con un governo di ripiego. La Germania è in uno stato di isolamento con un governo in cui nessuno ha fiducia! Né l'una né l'altra sono libere di pensare in termini europei. Mussolini pensa in termini europei. E mentre gli altri vanno alla deriva, egli può agire, perché possiede il potere illimitato di prender decisioni. Cosi ahche per man– canza di ogni altra guida, Roma marcia verso il suo antico posto - Caput Mundi - e marcia con nuova magnificenza (NYT. 14-IV-1934). 7 Nessuna di queste teste vuote, maschi e femmine, capiva che il gioco di Mussolini consisteva nell'invocare pace, gran pace, finché suonasse l'ora della guerra. Egli si serviva della Germania per strappare concessioni alla Francia e viceversa, intendendo scoprire il suo gioco soltanto dopo aver ri– cevuto abbastanza per far traboccare la bilancia in un senso o nell'altro. Bastava che il Duce parlasse di pace perché tutti gli cadessero ai piedi. Era– no in cerca di un salvatore. E non trovandolo in mezzo a loro andavano a cercarlo a Roma. avesse mai accettato il fascismo se non come una curiosità" ed invocò per il suddetto popolo "una monarchia democratica simile a quella della Gran Bretagna" ("New York Herald Tri– bune" 12-XII-34). 7 Solo nel 1941, dopo che Mussolini era stato moralmente demolito dai disastri della Grecia e della Libia, Mrs. Anne O'Hare McCormick scopri che Mussolini non era che un "Ce– urc di segatura"; "se Benito Mussolini fosse stato preso meno sul serio e Adolf Hitler piu sul serio quando l'uno o l'altro debuttarono sulla scena del mondo, la storia di questi tempi potrebbe essere stata differente... Il Duce fu ammirato come un grande amministratore, un po– tente costruttore, un grande vincitore di scioperi... ~ da domandarsi quale sarebbe stato l'ef– fetto se, fin da principio, l'intera rappresentazione fosse stata considerata· come una farsa po– litica, e salutata con uno scoppio di risate satiriche" (NYT., Books Rewiev, 20-VI-1941). Non era stato quel Cesare di segatura l'idolo di Mrs. Anne O'Hare McCormick dal 1923 al 1940? Aveva mai Mrs. Anne O'Hare McCormick salutato quella farsa politica con risate satiriche? Non aveva essa nessuna responsabilità se la storia del suo tempo non aveva avuto un differen– te corso? 309 'Bibloteca Gino ·Bianco

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